La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro
All'entrata del Parco Nazionale dei Pirenei francesi appare questo
bel cartello:
"Voi siete qui nel Parco Nazionale dei Pirenei.
Fotografate i fiori ma non coglieteli.
Ammirate gli animali senza turbarli.
Visitatori, non portate i vostri cani.
Ascoltate la musica della montagna,
chiudete i vostri transistors.
Seppellite le vostre preoccupazioni e i vostri rifiuti.
Né iscrizioni né distruzioni.
Rispettate la natura.
Grazie. "
Distruggere.
L'unica cosa che Freud salvava dal suo pessimismo generale erano i fiori, il sorriso della creazione. Ed ecco che a primavera appena questo sorriso riappare sotto forma di stellanti pratoline, di deliziose margheritine sui prati tornati verdi e folti, riappare anche l'esercito dei potatori selvaggi e, cavalletta umana, si precipita a falciare le deliziose creature e il loro lucido fresco letto: dove pochi minuti fa era un sogno, una gioia, un'allegria, un rigoglio, ora c'è un campo di morte, mille piccoli steli innocenti che appassiscono sotto il sole; sul prato, intatte, sono rimaste solo le buste di plastica.
Passeggia sovrappensiero nel giardino pubblico il visitatore in pausa pranzo; e strappa, senza accorgersene, una foglia da un albero, quella un po’ gli resiste ma lui alla fine la stacca, e dopo averla un po’ spezzettata, neanche guardandola, la butta.
Così, per fare.
Il comportamento distruttivo onnipresente, pervasivo, che vediamo intorno a noi dovunque e che da fuori ci appare insensato è logico e naturale: nella nostra società c'è l'ORDINE PALESE DI COMPRARE, DI CONSUMARE, ossia di DISTRUGGERE: da cui la fretta e la brutalità nei rapporti, cogli uomini e con la natura, il consumare l'altro solo come essere utile.
Quando c'è un ordine esplicito, palese, come questo di consumare dunque distruggere, c'è sempre un DIVIETO NASCOSTO, un tabù implicito, di segno opposto, che è quello DI PROTEGGERE e DI CONSERVARE: un ragazzo a cui viene proposto continuamente di comprare, quindi di consumare continuamente dei beni, con tutta naturalezza scarabocchierà banchi, muri e monumenti, tormenterà gli animali, ignorerà il poveraccio buttato per terra, bistratterà i genitori, farà il bullo e spezzerà il cuore della sua ragazza. Perché ha il divieto inconsapevole di proteggere e conservare il banco, il muro, l'animale, la pianta, i genitori, la ragazza, e anche se stesso.
Quanti giovani non sono generosi con se stessi, lasciano la donna che in fondo amano e vanno ad ammazzarsi con la moto?
Essere generosi, dunque; disobbedire al tabù che ci vuole impedire di prenderci cura del nostro mondo e di noi stessi. Le nonne di una volta dicevano al nipote scontento: "Tu non ricordi le tue benedizioni". Infatti, in realtà noi siamo molto benedetti, cioè ricchi di risorse: SIAMO VIVI, siamo fatti della stessa
meravigliosa sostanza che è nell'universo.
Quando da bambini guardavamo la nostra mano contro la luce della candela, vedevamo apparire l'interno di quella cosa straordinaria, quella parte di noi data per scontata, sempre utilizzata e mai ammirata: il rubino del sangue e la ramatura delle ossa, e dei tendini, e i muscoli, l'energia!
Come quella della foglia controluce, alveoli, fresche venature, vita alitante. Per vivere sereni con noi stessi dobbiamo ricordare che la verità è la ricchezza reale delle nostre risorse, non la povertà delle risorse. E' chi è grande che si accorge prima degli altri che tutto ciò che lo circonda fa parte della sua vita.
E' lo sciocco che si sente separato: separato dalla bontà della vita; egli vive nel risentimento, nell'attesa di ricevere, arrabbiato perché non riceve mai abbastanza, immobile perché crede di dover ricevere e non dare, senza sapere che IMPORTANTE NON E' CIO' CHE VIENE A NOI, MA CIO' CHE ESCE DA NOI.
Questo grande segreto, uno dei segreti della serenità, viene tenuto nascosto dai potenti che da millenni allevano i sudditi a pane e spettacoli, in attesa del dono del signore, attesa sempre passiva e dono sempre irrazionale, di cui vengono controllate dal signore la modalità e la quantità: lotteria, gratta e vinci: il suddito finisce per sentire il gesto, l'azione personale come pericolosi, che saranno puniti con la privazione del dono del signore.
Non è cattivo desiderare la generosità della vita, ma è male desiderare una generosità verticale, che viene dall'alto verso il basso, dalla lotteria verso l'anonimo qualunque, al quale non sembra restare altro che strappare le foglie, gesti minimi, mentre è bene desiderare una generosità orizzontale: lo scambio, il gesto da un pari a un altro che è sempre suo pari perché fa parte della sua vita.
C'è scambio fra me che libero un albero dai chiodi arrugginiti e dalle strisce di scotch e l'albero che mi dà ombra, respiro, bellezza.