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Da IL PRINCIPE OTTO

  Incitata da queste voci e rumori funesti, la Principessa salì lungo il giardino, sfiorando come un uccello le scale illuminate dalle stelle; attraversò il parco, che in quel punto era stretto; e si immerse dal capo opposto nel rude riparo della foresta. Così, in un sol balzo, abbandonò la direzione e le liete luminarie delle serate a palazzo; cessò del tutto di essere una sovrana; e, precipitando dall'apice della civiltà, corse, lacera Cenerentola, per i boschi.
  Andò dritta davanti a sé per un tratto aperto di foresta, pieno di cespugli e di betulle, dove la guidò la luce delle stelle; e più oltre, dovette infilare l'oscura colonnata di un boschetto di pini che formavano un rustico tetto congiungendo in alto i loro lunghi rami. A quell'ora il luogo era immoto; un orrore di notte simile a una presenza misteriosa occupava quell'antro del bosco; e lei continuò a tentoni, cozzando contro i tronchi - le orecchie sempre tese, nel frattempo, in modo addirittura doloroso, seppure insoddisfatto.
  Ma il terreno era in salita, e questo la incoraggiò; eccola sbucare su di un colle roccioso che si ergeva sopra il mare della foresta. Tutt'intorno erano altre cime di colli, grandi e piccoli; scure valli di foresta tra quelli; sul suo capo, il cielo aperto e lo splendore di innumerevoli stelle; e lungo il cielo occidentale, le forme incerte dei monti. La grandiosità della notte la conquistò con la sua gloria; i suoi occhi brillarono con le stelle; tuffò lo sguardo nella frescura e nella luminosità del cielo, come avrebbe potuto tuffare il polso in una sorgente; e il suo cuore a quella scossa eterea cominciò a muoversi con maggiore sobrietà. Il sole che naviga nell'alto, tracciando aurei solchi nei campi di luce azzurra e decretando segnali per le miriadi umane, non ha una sola parola per l'individuo; mentre la luna, come un violino, esalta o piange soltanto il nostro destino personale. Invece le stelle col loro allegro sussurrare si intrattengono sommessamente con ciascuno di noi, da amiche; porgono sorridenti orecchio ai nostri dolori, come, vecchi saggi, ricchi di tolleranza; e con la loro duplice scala, tanto piccole all'occhio, tanto vaste all'immaginazione, tengono davanti alla mente il duplice carattere della natura e del destino dell'uomo.

Traduzione di Masolino d'Amico

Data: 01/05/2010
Autore: ROBERT LOUIS STEVENSON (1850 - 1894)
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