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IL PAESAGGIO E' UNO STATO D'ANIMO - Trasformare le sconfitte in vittorie
Il Grande Albero, Federica Galli - Acquaforte - 275 mm x 295 mm

  Quanti visi tristi fra la gente per strada. Quante teste chine. Quante voci irritate, insofferenti, pronte alla polemica immediata. Quanti amici che incontrandosi si parlano  sempre meno: "Come va? "
  "Eh.... sai .... si tira avanti..." 
  Se c'è un tempo per ogni cosa, ora sembra essere venuto il tempo della tristezza, come dice l'Ecclesiaste; ora non si nasconde più lo scoraggiamento, di tutti, il peso del vivere, di tutti. Non solo i terremoti, la marea nera della Luisiana, la paura del nucleare,  scuotono assieme alla  terra anche la sicurezza di vivere, anneriscono non solo l'oceano ma anche il paesaggio mentale: la tristezza non si può nascondere perché affiora da ogni parte. Un mondo dove nascono troppi bambini per le risorse limitate della terra; un mondo indulgente verso i violenti; un mondo dove piante e animali, e tutta la natura gemono; un mondo  indifferente ai poveri, agli anziani, ai sofferenti psichici; un mondo che impone modelli di vita che portano malessere, un mondo dove le creazioni dell'uomo, dalle case agli scenari cittadini, sono desolatamente brutte, portatrici di infelicità.
  Sembra adesso che la speranza dell'uomo, quella cui egli è stato invitato per migliaia di anni, per tutta la storia dell'umanità, da ogni alba che sorgeva di nuovo, da ogni albero che a primavera rimetteva le sue foglie, stia per spegnersi. Che le bandiere che sventolarono stiano cadendo a poco a poco, silenziosamente, in un crepuscolo ammutolente. Che l'uccello di palude stia volando sempre più basso.
  Ma NOI POSSIAMO FARE COME I GRANDI GENERALI. I GRANDI GENERALI TRASFORMANO LE SCONFITTE IN VITTORIE.
  I grandi generali indietreggiano nelle retrovie, per raccogliere bene le forze, riordinarle, studiare la strategia inappuntabile, quella che porterà l'esercito alla vittoria o, almeno, all'onore militare.
  Supponiamo allora che i problemi siano magnifiche occasioni in abito da lavoro, anche i grandi problemi. Magnifiche occasioni per chiamare a raccolta le nostre risorse, per passare da uno stato di confusione passiva a uno stato di lucida vigilanza, inevitabilmente di efficienza.
  Non è solo il cristiano, o il buddhista, che crede nella necessità di condividere il problema comune: non c'è possibilità di salvezza nella neutralità, nell'isolamento, non c'è solo l'uomo lupo all'altro uomo, c'è sempre stato, al di là di Cristo, l'uomo generoso abitato dal principio della misericordia. Perché la sofferenza, quella del mondo intorno a noi, che tutto fa parte della nostra, tutta la sofferenza è uno scandalo intollerabile, con cui non si può e non si dovrà mai venire a patti.
  "Ho bisogno della felicità di tutti per essere felice", dice André Gide. Caro lettore, tu e io abbiamo l'alleato più potente: la Vita.
  La terra, dicono gli scienziati, non è una palla inerte e passiva, è un essere cosciente, con una sua intelligenza e una sua finalità: e IL FINE DELLA TERRA, e della natura, E' CONSERVARE LA VITA, e non solo conservarla, ma ACCRESCERLA. 
  Essa sarà alle nostre spalle, sostenendoci col ricordo della sua bellezza  quando è lasciata essere, col ricordo della sua inesauribilità di cui siamo continuamente testimoni: la Vita che è come il gioco dell'oca, che sempre permette di rilanciare, e se non rilanciamo noi lo farà lei per noi, per arrivare all'oca, al Novanta, alla affermazione positiva della ricchezza delle risorse, l'unica realtà necessaria.
  Bisogna scegliere fra disperazione e speranza, distribuire con giudizio le proprie energie, e attaccare là dove si può avere speranza di una certa ripercussione almeno, una eco, dice un grande saggio, non sentendosi mai sfortunati più di altri perché la condizione umana comune è una serie di morti e risurrezioni; bisogna evitare soprattutto il risentimento, che paralizza la creatività e annulla la qualità della vita.
  Bisogna accettare la crisi e, soprattutto, creare. La creazione è la risposta che si può dare al destino, a quello nostro personale e a quello comune. Al nostro animo  a lutto per  mancanza d'amore e per lo squallore del mondo che ci circonda e che tende quindi a proiettare il triste panorama interno anche all'esterno, abbattendo la pianta della vita, possiamo sempre ricordare la possibilità che c'è finché respiriamo di creare qualcosa di diverso, di far nascere un'altra pianta dove qualcosa è morto. E non si tratta sempre di trasformare il mondo; semmai, di recuperarne la bellezza.

La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro

 

Data: 03/05/2010
Autore: LUCIANA MARINANGELI
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Il Grande Albero, Federica Galli - Acquaforte - 275 mm x 295 mm 
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