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IL PAESAGGIO E' UNO STATO D'ANIMO - L'altruismo è economico e non è buonismo: è intelligenza
Albero della strega, Federica Galli - acquaforte, 188 mm x 200 mm

  E' molto diffusa una sorta di altera passività nel cittadino che esce di casa consapevole di abbandonare un mondo fatto a modo suo per un luogo estraneo e potenzialmente pericoloso. Ci si chiude alle spalle il portone di casa come Ulissi passivi, costretti al rischio dell'avventura dell'esposizione al mondo di fuori e con una potente proibizione di intervenire per sanare, per migliorare qualunque cosa si presenti.
   Passiamo con sguardo astratto vicino al cassonetto circondato dai  rifiuti; vicino al bambino che con crudeltà consapevole guarda e poi schiaccia una formica sul marciapiede senza che il genitore gli dica niente; vicino all'albero ferito dal muso di un SUV fermato addosso al tronco, o che pende da un lato privato del suo sostegno; quasi non si vede l'ubriaco che dorme per terra sotto la pioggia, il bambino zingaro di tre anni manifestamente non figlio della donna che gli fa chiedere l'elemosina; quasi non si sente il pianto disperato del bambino strattonato da una giovane madre isterica vestita "da uccidere", in pelle nera e borchie, intenta a guardare una vetrina; il pigolio accorato degli uccellini tristi che il negoziante sotto casa tiene in una gabbietta da trasporto non più grande della sua mano.
  Non c'è solo l'assuefazione alla quantità di sofferenza, manca l'educazione ad accorgersene. Ecco il ragazzino che tira un calcio a un cane, e se un raro personaggio lo rimprovera, risponde:" Perché?  Soffre?". 
  E' logico: QUANDO, nelle scuole, un insegnante si ferma per notare il pallore o il disagio di un allievo, e soprattutto fa qualcosa per alleviarlo, SUBITO? QUANDO , nelle scuole, si parla del dovere della pietà, della compassione, dell'empatia? A meno che non se ne parli "istituzionalmente", cioè in modo che non vale niente, perché astratto e generico, senza esempio diretto, concreto, all'ora di religione.
  Il prossimo lunedì questa rubrica sarà dedicata agli esempi assolutamente concreti e quotidiani di empatia descritti da Montaigne, il grande saggio che seppe vivere in mezzo alle Guerre di Religione della Francia del 500 conservando rispetto e attenzione meravigliosi per tutti, dai "selvaggi" del Nuovo Mondo appena scoperto ai bambini degli orfanatrofi che come sindaco di Bordeaux andava a visitare agli animali per i quali provava tenerezza e ammirazione.
  La pietà passa per le nostre strade in grande solitudine; è ora che venga festeggiata, che venga il più possibile condivisa dal più grande numero di persone. Perciò lodo qui il gesto di Emilio, che vedendo di fronte a una trattoria una pianta  rovesciata a terra dal vento  si china a rialzarla. Lodo il gesto di Rita Limoli, ragazza di 14 ani di S.Michele di di Ganzaria, piccolo paese siciliano che, in gita scolastica a Roma coi suoi compagni, avendo visto in un freddo plenilunio di aprile qualcosa mai incontrato nel suo paese piccolo e solidale. un barbone che dormiva al freddo su una panchina di Trastevere, gli ha posato accanto un pezzo di cioccolato  "perché lo trovasse al suo risveglio".
  Non è buonismo. E' INTELLIGENZA, anche se " La saggezza e la bontà ai vili sembrano cose vili" come dice Shakespeare in "Re Lear "(IV,II).
  Ma perché dobbiamo essere solidali con il prossimo, se non siamo credenti?  Perché devo preoccuparmi di quell'albero caduto, se non è il mio?  Perché devo preoccuparmi di un altro che magari non conosciamo, se l'altro non fa per noi niente? Ma abbiamo visto che sempre fa qualcosa , perché egli c'è, è davanti ai nostri occhi, forma il nostro panorama, il nostro habitat, fa parte della nostra vita.
  Chi non capisce questo è "l'idiota" di oggi, che non è certo l'angelico principe Myskin di Dostoevskij ( de "L'Idiota") che invece ha già affermato la sua nuova Legge, la compassione per il dolore dell'altro, ma l'"idiota" in senso greco: l'uomo talmente concentrato sull'importanza della sua vita privata, che l'ha talmente gonfiata d'importanza, da escludere ogni altra presenza ed esistenza che non sia la propria; ogni solidarietà che non sia per il proprio interesse.
  Il compito più urgente oggi, che comprende tutti gli altri, è l'inaugurazione di una scuola di resistenza alla personalità dell'"idiota", del cieco arroccato sui propri interessi. O meglio: qualcuno vuole  essere egoista, veramente egoista? Ma egoista al massimo? 
  Ebbene, si occupi di tutto quello che ha intorno, perché tutto fa parte della sua vita: il mondo è la casa comune, ci ha insegnato Gorbaciov, e la barca è una sola,  Capitano, e come la falla laggiù porterà l'acqua fino a te, così anche l'isola con il suo albero del pane è per noi tutti. Axelrod  e più recentemente Sigmund e Nowak hanno dimostrato che in media un individuo può favorire al meglio i suoi interessi egoistici adottando una strategia di altruismo "economico" verso gli altri. Ciò vuol dire che può massimizzare al meglio il proprio vantaggio usando questa strategia: "ipotizza che gli altri individui ti tratteranno come vorresti essere trattato tu e tratta un nemico da nemico soltanto se ti ha appena trattato da nemico".
  La parola con cui fermiamo il gesto incivile o crudele; il gesto con cui miglioriamo una piccola situazione di bruttezza o di incuria,  per strada e sul luogo di lavoro, non deve necessariamente essere grande: la vita quotidiana è fatta di piccole cose, ma PICCOLO NON SIGNIFICA NON IMPORTANTE.
  In realtà, con ogni cosa vivente è sempre possibile un nostro intervento fortunato, un'azione di successo; a una sola importante condizione: che il nostro gesto non sia solo frutto di un interesse personale, non serva solo a noi personalmente e basta. No: il gesto avrà successo tanto più quanto risponderà a un bisogno reale IMPERSONALE .
  MI spiego: vedere due uccellini costretti in una gabbia piccolissima sotto il sole offende il nostro comune senso di giustizia, di equità di fruizione della felicità su questa terra, e non solo il mio. Quello del mondo, della gente sana di mente e di cuore. Dunque la mia perorazione affinché siano messi in una gabbia più spaziosa e all'ombra; meglio, perché siano rimessi in libertà, avrà successo - se lo avrà-  perché sarà sostenuto dalla verità delle cose, dalla giustezza nell'ordine delle cose.
  Sono i grandi temi impersonali le nostre armi, sono le grandi cause il nostro vessillo vincente: tutte le imprese impersonali, utili alla collettività, che aumentano la bellezza e la salute del vivere di più esseri: grandi cause, non piccole imprese egoistiche, pro se e basta, di piccolo respiro , dunque di piccolo richiamo, non perché piccolo noi è importante, ma perché manca l'eco impersonale.        
  C'è il mistero anche nella nostra volontà. cosa suscita in noi quell'impulso - per certuni quasi irresistibile - per cui dobbiamo dare aiuto, dobbiamo spenderci per quella causa che sembra solo altrui?
  Non si tratta solo di individui "destinati" o "con la missione" o "con la funzione" o con la nevrosi del dare sempre - per non parlare della banale spiegazione dell'avere "tempo da perdere". Ciò che ci muove in quei casi è una Volontà Impersonali, che alcuni chiamano "principio di omeostasi", un carattere dei sistemi autoregolati: un concetto che i ricercatori della comunicazione di Palo Alto hanno preso in prestito dall'elettronica, dalla cibernetica e dalla biologia.
  Se noi tutti viviamo, non soli e isolati, ma continuamente in interazione - e anche non comunicare è una forma di comunicazione, perché si comunica che non si comunica -  in una interazione così forte che una qualsiasi modificazione di un elemento comporta la modificazione di tutti gli altri - la catena del vivente- allora tutti noi reagiamo a ogni perturbazione o mutamento che viene da dentro o da fuori con dei meccanismi regolatori che riportano l'insieme a come era inizialmente : ciò permette la sopravvivenza e l'equilibrio.        
  Fa bene a chi fa il gesto riparatore non identificare la propria azione con un successo - o insuccesso - personale; egli fa bene anche a non attaccarvisi troppo, fa bene a ipotizzare che, nel tempo, un altro continuerà il suo gesto, o lo disfarrà. Spesso, proprio perché è impersonale, il gesto viene raccolto e continuato da un altro o da altri, prende altre impensate forme.
  I fisici ce lo hanno detto: esiste un collegamento tra luoghi e tempi, e questo collegamento è dato dall'energia dell'universo, in cui tutto scorre come fiume, come dice Eraclito. Appare allora simultaneamente fuori e dentro; e si producono le strane simmetria tra ciò che ho desiderato tempo fa e ciò che spunta ora all'albero della strada, come i rami del glicine che ieri erano nodosi e nudi e oggi ti stanno offrendo lunghi  grappoli profumati.

        

 La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro

        

        

 

Data: 10/05/2010
Autore: LUCIANA MARINANGELI
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