Probabilmente, in qualche negozio equo e solidale, avrete visto anche voi quegli sterpi appallottolati che spesso si vendono corredati da un piattino di coccio. La descrizione non è affascinante, eppure, sono Rose di Jericho. Fra le creature più straordinarie e misteriose.
Di loro si narra che in una giornata di vento la Madonna si vide rotolare fra i piedi un vegetale secco e accartocciato appunto, niente affatto attraente, grande quanto la mano di una donna. Dopo averla guardata turbinare nella polvere, notò che la piantina finiva sopra una pozza d'acqua.
E lì, in pochi minuti, come per incanto incominciò lentamente a dischiudersi.
La leggenda vuole allora che la Vergine augurasse a quella creatura di non smarrire mai il proprio segreto. La rosa di Jericho, infatti, desidera quanto noi rimanere al mondo il più a lungo possibile. Ma insieme sa di non poter perseguire l’obiettivo senza rinunciare alla pretesa di trovarsi sempre nel pieno dello splendore e della forma. Per la maggior parte del tempo, dunque, vaga spinta da occasionali brezze, finché il caso non la deposita su uno specchio d’acqua, anche minuscolo.
Qui la rosa di Jericho si apre, d’improvviso assume la lucentezza del verde, nel giro di un’ora rinasce del tutto.
Al posto di rincorrere l’eterna giovinezza, quindi, la piccola pianta desertica accetta di essere a lungo inanimata, per rivivere con splendore ogni volta che le condizioni lo consentano. Laddove caldo e siccità non offrano alternative, custodisce la propria scintilla in un punto nascosto del suo essere, lungo un sonno che può protrarsi per moltissime stagioni. Ma prima o poi una pozzanghera arriva, e la rosa può godere l’attimo; duri quel che duri.