Da più di un anno ormai in Italia ha avuto inizio una mobilitazione molto decisa e autonoma di tutte le associazioni, il mondo del volontariato, ma anche della sterminata rete di persone che hanno sensibilità, cura e interesse per gli animali e per l'ambiente. Si reclamano attenzione e interventi riguardo l'insopportabile gestione del randagismo e l'esistenza di strutture mostruose e fuori controllo, veri lager dove cani e gatti vanno incontro a destini spaventosi, talvolta addirittura sovvenzionate dalle amministrazioni.
Oltre la vita e il benessere degli animali, la questione del randagismo e dei canili tocca molti temi importanti anche per l'uomo: sicurezza stradale, igiene, gestione del territorio e delle risorse economiche e naturalistiche.
Pochissimi sono ancora ad esempio, nel nostro Paese, gli esempi di parco canile: strutture più piccole e agili di quelle attuali, concepite per proporre i rifugi come giardini aperti al pubblico, capaci di invogliare all'adozione e a un miglior rapporto con l'animale.
Noi, oggi, abbiamo ancora negli occhi le immagini dei cani uccisi a fucilate in Sicilia.
Una risoluzione degli effetti estremi del randagismo e di maltrattamenti che si è pensato di risolvere in modo medievale.
Abbiamo una legge, la 281 del 1991 sulla tutela degli animali d'affezione e sulla prevenzione del randagismo. È intollerabile che a diciassette anni dalla nascita di questa norma di civiltà, che ha voluto abolire le soppressioni di cani e gatti introducendo il controllo delle nascite, ancora amministratori locali, sindaci, ma anche assessori regionali alla sanità e tante asl si rifiutino di adottare misure semplici e intelligenti quali appunto la sterilizzazione. Favorendo invece, attraverso convenzioni alla cieca ispirate al principio ripugnante del massimo ribasso, il giro d'affari sulla pelle degli animali, che prende forma nei mega canili e canili lager.
Da tanto ormai si parla dell'aberrante caso di Cicerale del Cilento, ma come Annamaria Procacci ci sottolinea ormai da tre settimane nella sua rubrica, c'è estremo allarme anche per le deportazioni dei cani da una regione all'altra, poiché dalla Basilicata 400 cani, ospitati da dieci anni presso canili che offrono loro cure attente, hanno incominciato il trasferimento forzato verso una grande struttura della Calabria che ha vinto una gara al massimo ribasso, assicurando di mantenerli per 1,60 euro al giorno cadauno, che includerebbero accalappiamento, alimentazione, cure veterinarie, smaltimento delle carcasse - anche di altre specie animali.
La sorte degli animali d'affezione gestiti con il denaro pubblico a maggior ragione riguarda i cittadini, e il randagismo è in Italia una piaga che a causa della stupida cecità delle istituzioni vanifica sforzi eccezionali, brucia fiumi di denaro, ha un impatto tremendo sul territorio e arreca dolore.