Oggi desidero innanzitutto protestare, alto e forte, a nome di un folto gruppo di persone che partecipano alle mie "Letture di Serenità" nella Libreria Bibli di via dei Fienaroli a Roma, contro la minacciata deportazione di 4OO cani randagi da due ricoveri di Potenza , "Pippo" ed "Eco", dove hanno trovato casa, dove per dieci anni sono stati trattati con tutto l'amore possibile e giusto e dove adesso coll'oscuro silenzio-assenso di regioni e ASL dovrebbero venire senza motivo strappati via da casa loro e trascinati in vagoni asfissianti in un'altra regione, la Calabria, per essere rinchiusi in un luogo sovraffollato, privo dei requisiti minimi di sopravvivenza: un'operazione altamente sospetta e di cui è facile indovinare i motivi: gli interessi vergognosi sulla pelle di così tante povere bestie innocenti a vantaggio di personaggi oscuri, forse collusi con chi dovrebbe difendere per ruolo istituzionale gli animali e il loro giusto trattamento.
Ora, un amministratore pubblico di serie A protegge e conserva il patrimonio vivente, umani, animali e piante, che gli è stato affidato; un amministratore pubblico di serie B abbandona e distrugge il patrimonio vivente, umani, animali e piante, che gli è stato affidato: questi amministratori che permettono la deportazione di 4OO cani di che serie sono?
Teilhard de Chardin diceva: ormai con la natura la scelta è molto precisa, o la si adora o la si distrugge. Le popolazioni antiche adoravano la natura. All'incirca nel 1852, il governo americano rivolse al capo indiano Seattle la richiesta di comprare le terre delle tribù pellerossa per i nuovi abitanti degli Stati Uniti.
Seattle rispose: "Il Presidente Washington fa sapere che vuole comprare la nostra terra. Ma come puoi comprare il cielo? E la terra? L'idea ci sembra strana. Se non possediamo la freschezza dell'aria e la luminosità dell'acqua come possiamo comprarle? Ogni ago di pino luccicante, ogni costa sabbiosa, ogni vapore delle foreste, ogni prato, ogni insetto ronzante sono sacri alla memoria e alle esperienze della mia gente.
Noi siamo parte della terra,e la terra è parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle. L'orso, il cervo, la grande aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, i fiumi che scorrono nei prati, il calore del corpo del pony e l'uomo, appartengono tutti alla stessa famiglia. I fiumi sono i nostri fratelli. Così dovete avere per i fiumi la gentilezza che avreste per vostro fratello.
Se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete proteggerla e venerarla. Insegnerete ai vostri bambini ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri? Che la terra è nostra madre? Ciò che accade alla terra accade a tutti i figli della terra. Noi amiamo questa terra come un neonato ama il battito del cuore della madre. Conservate la terra per tutti i bambini". "Ciò che accade alla terra accade a tutti i figli della terra".
Ancora la natura la si distrugge, ancora sono necessarie le leggi per la protezione dei randagi - quella faticosamente votata in Italia nel luglio 1991 è ancora raramente applicata, per ignoranza e malafede come nel caso scandaloso di Potenza.
E' logico e naturale: ancora l'uomo non è uscito dalla sua presunzione antropocentrica, basata su un gravissimo, tragico errore di interpretazione dei testi sacri della civiltà mediterranea e bianca. Nel testo originale della Genesi, nel racconto della creazione si legge che l'uomo viene posto "come guardiano del mondo, degli animali e del giardino". Guardiano, non capo e sfruttatore. Tutta la lunga storia di disprezzo e noncuranza per gli animali da parte delle occidentali, almeno fino a Papa Wojtila e con il solo esempio favorevole di san Francesco, è dovuta all'inesatta traduzione della parola ebraica con cui nella Bibbia viene designato l'uomo: il traduttore greco, con tipica presunzione antropocentrica e stravolgimento patriarcale, cambiò il significato preciso di "guardiano" o "custode" con quello di "basileus" ovvero "capo", " re" : ed ecco la natura messa al servizio di un re, un re arcaico per giunta, senza legge se non la propria e il proprio interesse, ecco la tragica disposizione allo sfruttamento e alla crudeltà verso gli animali.
C'è una parola giapponese, wa, con cui si indica la necessaria, fondamentale armonia dell'insieme del vivente, per cui tutto ciò che mi circonda fa parte della mia vita e siamo legati tutti insieme in una immensa rete: wa è una parola analoga all'inglese Commonwealth, ricchezza comune, come comune è la realtà fisica e psicologica che le parti del nostro corpo sono connesse l'una all'altra e a loro volta nesso con gli altri, la mano connessa col braccio che è connesso con la spalla che è connessa con la schiena che è connessa con la sedia che è connessa col pavimento che è connesso col piede dell'altra persona che sta qui...
La grande rete che siamo e in cui siamo, e se un anello laggiù soffre, se i cani della Basilicata soffrono, tutta la rete soffre.
"Tu non farai soffrire gli animali", dice Marguerite Yourcenar. “Hanno essi i propri diritti e la propria dignità come te stesso", è certamente un ammonimento piuttosto modesto, ma allo stato attuale delle cose, ahimè, suona quasi sovversivo.
Facciamoci allora sovversivi. Rivoltiamoci allora contro l'ignoranza, l'indifferenza, la crudeltà, che d'altronde non si esercitano così spesso contro l'uomo se non perché si sono fatte la mano sulle bestie. Ricordiamoci, in quanto occorre sempre ricondurre tutto a noi stessi, che ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati, meno vagoni piombati che trasportano le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l'abitudine ai furgoni dove le bestie agonizzano senza cibo e senz'acqua dirette al macello, meno selvaggina umana stesa con un colpo d'arma da fuoco se il gusto e l'abitudine di uccidere non fossero prerogativa dei cacciatori.
E nell'umile misura del possibile, cambiamo (ovvero miglioriamo se possibile) la vita".
"Ah! L'animalità, tutto ciò che si trascina e tutto ciò che si lamenta sotto l'uomo, quale posto di una simpatia immensa bisognerebbe fargli, in una storia della vita!", diceva Zola. Nell'umile misura del possibile, caro lettore, mio complice, ti dispiacerebbe far sentire la tua voce alla regione Basilicata, alla regione Calabria, alla ASL di Potenza; al tuo giornale, ai tuoi amici?
Grazie da Luciana Marinangeli
La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro