Ogni città o cittadina, ogni amministrazione, ha una gestione del verde a sé. Un proprio stanziamento di risorse, criteri operativi, competenze e sensibilità autonome.
Posto che in tal senso nel nostro Paese esistono, per fortuna, numerosi esempi felici, generalizzando, è sempre più difficile immaginare la politica separata dalle imprese. Sembra ormai dato acquisito lo scambio di favori che da un lato porta al finanziamento delle campagne elettorali, dall'altro, una volta conseguito il risultato, a concessioni sul territorio pubblico che negano il motivo stesso per cui le giunte sono state elette: governare nell'interesse della gente.
Le aree verdi, ma anche le alberate urbane, sono fonte certa di speculazione e vittime di pesantissimi sacrifici. Edilizia, parcheggi interrati, lavori stradali, sono ovunque e sempre più di frequente causa di distruzioni allarmanti.
Talvolta, anche le cattive manutenzioni sembrano volute. In alcune città, anziché curare e tenere in ordine, si preferisce abbattere centinaia, migliaia di alberi sani, senza alcuna necessità, e in parte sostituirli. Ripiantumando qua e là, con esemplari che impiegheranno moltissimi anni prima di poter restituire l'ombra e l'ossigeno di quelli eliminati.
In questi casi, dal momento che - come sempre - l'impresa è finanziata da noi cittadini, bisognerebbe chiedere l'elenco ufficiale dei vivai fornitori, e sapere se si siano aggiudicati l'appalto con regolare gara.