La cronaca di ieri ci riporta un episodio drammatico: una turista italiana perde la vita in Tanzania travolta da un branco di elefanti, infastiditi per l'eccessiva vicinanza del safari di natura, sembra, fotografica.
Non conosciamo naturalmente i particolari del terribile evento; c'è chi riferisce di un ranger intento a sparare per bloccare la carica volontaria dei pachidermi. Quel che emerge, oltre alla tragedia dovuta con ogni probabilità a quella parte di settore turistico più imperdonabilmente superficiale e forse a buon mercato (benché così specifico), è il nostro aver smarrito alcune proporzioni.
Capita di frequente anche all'interno della nostra specie. Perciò, tanto spesso sembra che la nostra percezione degli altri animali, anche quando non conduca alla sopraffazione - maltrattarli, ucciderli, mangiarli, cacciarli - ma al contrario a una fascinazione - affetto, attrazione, curiosità - ci spinga ad alcuni eccessi. Antropomorfizzare, nel caso degli animali domestici che sovente amiamo guardandoli come fossero bambineschi noi. Addomesticare, nel caso dei selvatici, abbattendo imprudentemente le distanze.
Complici le guide più spregiudicate, colpevole il veleno della tv che da qualche decennio ci ha diseducati e resi invalidi alla vita reale, disconosciamo loro la loro stessa identità. Ci comportiamo come fossero immagini, proiezioni di quanto invece sono davvero, e non consideriamo affatto che si tratti al contrario di creature in carne e ossa. E oltre al mostruoso abuso della caccia, anche le visite turistiche, quando non condotte con le dovute misure, e in quantità eccessiva, possono indurre in questi animali nervosismo, paura, esasperazione, conseguenti reazioni.
Dunque, anche sulla base di fatti così tristi, dovremmo a maggior ragione domandarci quale sia oggi il nostro rapporto con gli animali. In cosa consista il nostro amore verso di loro. Quanto siamo disposti a esprimerlo anche attraverso la discrezione, in un mondo in cui - a causa nostra - i territori dei selvatici si sono drasticamente ridotti. Anche attraverso scelte turistiche accorte e il saggio recupero di una geografia interiore.