Oki Doki era un campione straordinario. Un cavallo forte, potente, fiero, molto intelligente ed estremamente generoso. Con il suo cavaliere, l'olandese Albert Zoer, aveva vinto tutto quello che si può vincere nella disciplina del salto ostacoli: una collezione di medaglie d'oro alle olimpiadi, ai campionati del mondo, campionati europei, finali di coppa del mondo, e poi i più prestigiosi gran premi internazionali, al punto da essere stato nominato nel 2007 'cavallo dell'anno' nella sua nazione di origine, l'Olanda. Insomma, anni di successi sui campi di gara condivisi con quello che era sempre stato il suo unico cavaliere.
Albert Zoer lo aveva acquistato a sei anni e lo aveva sempre tenuto con sé.
Ma il commercio è il commercio, i soldi sono soldi... Così all'inizio di quest'anno Oki Doki, che aveva già quattordici anni, dopo otto anni passati insieme, è stato venduto al cavaliere brasiliano Josè Larocca, che gareggia ad alti livelli ma non certamente con le capacità tecniche e l'esperienza di Zoer. La sua partecipazione ai concorsi più importanti e difficili del mondo la deve infatti alla qualità dei cavalli che acquista e monta.
Chi conosceva Oki Doki ha subito capito che il cavallo non si trovava bene con il nuovo cavaliere; era nervoso sui campi di gara e solo grazie alla sua abilità e all'esperienza riusciva a tirarsi fuori, e tirare fuori anche il suo cavaliere, dai guai. Ma durante il gran premio del Global Champions Tour di Cannes, in Francia, con ostacoli di 1 metro e 60 di altezza, il cavaliere ha sbagliato a condurre il cavallo in avvicinamento a un grosso salto, alto e molto largo, il cavallo ce l'ha messa tutta ma non ce l'ha fatta, è caduto rovinosamente e si è danneggiato gravemente un tendine.
Operato in una delle migliori cliniche veterinarie, il cavallo purtroppo è morto lo scorso 12 luglio a causa di una grave infezione intestinale. La triste fine di un grande campione, che in vecchiaia si sarebbe meritato di galoppare libero nei prati, amato e coccolato da, grazie a lui, ha raggiunto il successo e l'apice della carriera. Un risultato che deve solo a lui, al suo grande campione. E invece la vita di Okidoki purtroppo non ha contato di fronte ai soldi.
Okidoki è morto per l'ambizione di chi, grazie al denaro, ha potuto comperarsi un vero campione per competere in gare di cui non è assolutamente all'altezza. Eppure accade. Basta pagare. Tutto il mondo equestre è in lutto per Okidoki. Si è trattato di un incidente, certo, ma il suo esempio dovrebbe servire a fare delle nuove norme che regolino la partecipazione ai concorsi ippici ai più alti livelli internazionali in base ai reali meriti sportivi dei cavalieri e non alle capacità dei cavalli (e del portafogli).
E comunque, al di là delle regole, è il buon senso che conta, buon senso che in questo caso è mancato. Magari tra un po' di mesi Okidoki e Josè Larocca avrebbero formato un binomio in grado di affrontare qualunque difficoltà, ma di certo non erano ancora pronti.
E il cavallo glielo stava dicendo...
Il cavallo ha fatto la storia dell'uomo, non dimentichiamolo! Oggi l'impiego del cavallo è esclusivamente in ambito sportivo, in cui è grande protagonista.
Un famoso e vecchio detto cita: 'Un cavallo senza cavaliere è sempre un cavallo, un cavaliere senza un cavallo è soltanto un uomo'. Una grande verità.
Susi Cottica è giornalista, caporedattore di Cavalli & Cavalieri e Il Mio Cavallo, impegnata in numerose campagne per la tutela dei cavalli e per la divulgazione di un'etica sportiva equestre che abbia alla base il rispetto e l'amore per gli animali