Il Nobel (1995) è il grande poeta irlandese Seamus Heaney, una delle maggiori voci poetiche e critiche del Novecento, cattedra di poesia a Oxford; l'ontano è l'albero cui egli ha dedicato una magnifica poesia della sua ultima raccolta, District e Circle.
Heaney è adesso in Italia, al Festival della Letteratura di Mantova, che ospita i più interessanti scrittori di mezzo mondo e attira una folla eccezionale di visitatori, soprattutto giovani. La star è lui, Seamus.
Egli si occupa di qualcosa di prezioso: la poesia come riparazione: riparazione dei vuoti della realtà, contrappeso necessario alle visioni sommarie e parziali, frettolose, dunque cieche, delle cose, tutte le cose. La poesia riafferma la compresenza di tutte le cose, la presenza di quello che passa ignorato, invisibile, ma c'è. Parla di sentimenti quando si parla solo di sensazioni, di passioni quando sembra esserci solo materia tangibile, parla di ogni dettaglio materiale quando si sta solo cavalcando un'idea astratta, scherza e non ha riguardi quando una ideologia si prende troppo sul serio. I poeti, aveva già detto Shelley, " sono i segreti reggitori del mondo": come i buoni monarchi delle fiabe, che conoscono ogni parte del loro reame e considerano e danno del tu a ogni essere che vi incontrano.
Così un ontano, albero comunissimo in Irlanda, dove cresce sulle sponde umide delle torbiere, e con i suoi rami contorti e nodosi ha evocato per secoli moltissimi simboli, da quello del fuoco a quello della resurrezione e moltissime leggende e credenze, tutto un mondo di immagini e di pensieri, stimola nel cuore riparatore del poeta Seamus Heaney l'urgenza contraria di sottolineare, indicare, non far dimenticare, invece, la sua materialità, la sua ricca fisicità, i suoi colori, gli andamenti della sua corteccia e delle sue foglie. e dei suoi frutti nelle stagioni sulla terra.
E' un vero mettere a fuoco, portare in primo piano, guardare come dovrebbe essere guardato equamente tutto, le cose viste sempre sommariamente, distrattamente.
PIANTARE L'ONTANO
Per la corteccia, argento opaco, avvolta in tondo, e con collare di
colomba.
Per le foglie guizzanti, sgocciolanti
tremolanti di pioggia.
Per il tozzo e il grumo dei primi coni verdi, smeraldo fuso, clorofilla.
Per il rapido rotolare dei coni in inverno, così pelle a sonagli, così
friabile fossile
Per il legno d'ontano, rosso fiamma quando è strappato ramo da ramo.
Ma soprattutto per i riccioli dondolanti degli amenti gialli,
Piantalo, piantalo,
Testa ondeggiante nella pioggia!
Tutti dovremmo avere l'occhio del poeta, guardare le cose cercandone la complessità, la ricchezza. Perché la verità è la ricchezza delle cose, non la povertà.
I pittori sono come i poeti, sanno vedere più cose in quello che guardano. Come Henri Miller, lo scrittore, che nel suo libro Dipingere è amare di nuovo dice che se guardi, guardi a lungo qualcosa che vuoi ritrarre. Anche la tua stessa immagine, alla fine la ami, perché ti sei dato la possibilità, il tempo, di scoprire quello che inevitabilmente c'è: la sua propria forma di bellezza.
La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro
Luciana Marinangeli e' scrittrice, francesista e presidente dell'Associazione l'Alberata