Torno dalla grande manifestazione di sabato 25 settembre svoltasi a Roma in parallelo con le grandi città europee, contro l'incredibile recente direttiva dell'Unione Europea che, in controtendenza rispetto all'orientamento attuale della comunità scientifica europea, incrudelisce e anzi amplia l'uso scellerato della sperimentazione sugli animali.
Una decisione incredibile perché tutto il resto del mondo ha recentemente accolto la scoperta dei nuovi metodi non cruenti basati anziché sulle cavie - 50 milioni al giorno in tutto il mondo di conigli, topi, cani, gatti, scimmie, porcellini torturati e uccisi- su prove di laboratorio sostitutive della sperimentazione sull'animale: queste ci sono e sono molto meno costose, enormemente rapide (pochi giorni o al massimo qualche settimana) e con una attendibilità superiore alla prova su topi e ratti: sono gli esperimenti in vitro su cellule umane coltivate, cellule staminali, o su batteri, verificatisi validi già da molti anni, con enorme risparmio oltre che di tempo, di denaro ma soprattutto di sofferenza animale, e molto maggiore sicurezza per l'uomo delle medicine così testate.
Alla manifestazione c'era un grandissimo numero di giovani e giovanissimi, visi belli, intelligenti, striscioni e maschere espressive; uno bellissimo: "OK, il prezzo è ingiusto", che ben descriveva la sperequazione mostruosa tra entità delle torture inflitte agli animali e la sempre dubbia non pericolosità delle medicine così mal testate. Il serpentone ha marciato benissimo, serrato, con i vessilli alti nel vento , gli slogan ben ritmati e bellissime maschere: una consolazione per chi come me ha marciato per decenni in difesa dei diritti degli esseri viventi e che negli ultimi anni aveva visto con preoccupazione diminuire il numero dei partecipanti e aumentare malinconicamente l'età dei partecipanti, senza ricambio generazionale apparente. Ora il rapporto si è rovesciato e i vecchi habitués delle sfilate di protesta si sentono consolati, perché hanno visto che il testimone è passato dalle loro mani a quelle della nuova staffetta, giovane e fresca.
Ero dunque contenta; ma ero anche triste. Triste perchè assieme al fervore vedevo un'enorme tristezza sui visi dei giovani partecipanti. Non pochi piangevano appena vedevano un nuovo manifesto raffigurante un animale torturato - scimmie con elettrodi nella testa, gatti tenuti urlanti su una graticola, cani scorticati - , nulla era stato risparmiato della galleria degli orrori, fino a culminare su una meravigliosa quanto straziante immagine di una grande Pietà Animale: una grande scimmia madre, con lunghi capelli bianchi, che teneva nel suo mantello tra le zampe il suo figliolino, uno scimmiottino morto, con le ferite di una corona di spine intorno alla fronte. I giovani piangevano: per la prima volta si vedeva in pubblico una risposta umana collettiva al dolore degli animali.
Io sono sensibile alla sofferenza dovunque la incontro, da quando ero bambina e insistevo per andare a dare una monetina al mendicante - reduce di guerra - che aspettava sul marciapiedi di fronte a casa: bambina per il resto tranquilla e ubbidiente, mi divincolavo con forza dalla mano genitoriale per andare a buttare il soldo nella gamella da militare che lui usava come ciotola delle elemosine. La sofferenza degli animali la conoscevo; ora mi colpiva quella dei giovani animalisti.
Ho notato che tutti manifesti mostravano orrori; che tutti gli slogan erano di opposizione e di odio; che da nessuna parte si vedeva un'immagine, una frase, una notizia di speranza.
Un paio di cartelli che davano la buona, l'ottima notizia della possibilità concreta e della scientificità del nuovo metodo per testare le medicine erano scritti a caratteri fitti e piccolissimi e scomparivano nella marea di striscioni vistosi, sanguinanti.
Se quei giovani fossero stati a conoscenza , fossero stati informati, di questa grande novità positiva - in Italia finora diffusa eroicamente solo dall'Associazione Equivita, crema della crema dell'ambientalismo - molte lacrime sarebbero state risparmiate. Perché una strategia nuova è quella che consiste non di combattere il male con altre male, mostrando per esempio solo sanguinose scene di sadismo , ma di combattere il male alzando il bene, in questo caso diffondendo la buona notizia della realtà di questo metodo alternativo di ultima generazione.
Perché alla fine la cosa importante è mantenere costante dentro di se la percezione della possibilità della gioia , gioia che non significa dimenticare o cancellare ma coscienza delle infinite possibilità della vita, gemma sempre brillante sotto la polvere di sudiciume che sembra oscurarla a volte per sempre.
A quei giovani generosi che ho visto soffrire durante la manifestazione vorrei offrire, oltre alla buona notizia, anche , nell'immediato e più accessibile, qui in questo mio spazio settimanale, la voce di un gioioso illuminato: Gianni Rodari. Ne ricorre in questi giorni la celebrazione , e vorrei dedicare a quei ragazzi le sue parole di ecopacifista, di sognatore dolce pieno di speranza. Di Rodari altri hanno lodato la modestia esemplare, l'essere l'ultimo ad avere paura e a dire bugie, il suo valorizzare l'infanzia, il suo punto di vista così travolgente da spezzare ogni rassegnazione, la sua coscienza del dovere che abbiamo di cambiare il mondo in meglio.
Vorrei dire a quei ragazzi di leggere Rodari, un uomo da abbracciare, un uomo che ti suscita il sorriso e soprattutto la gioia, la gioia splendida figlia degli dei immortali, come ha detto qualcuno, necessaria per vivere, la gioia che è anche il sorriso del Buddha , il riso proibito perché non ha paura delle autorità, che, funebri, ne hanno paura, come racconta la storia de "Il nome della rosa". Dissetatevi a questa gioia, cari, e ripartite all'attacco!
La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro
Luciana Marinangeli e' scrittrice, francesista e presidente dell'Associazione l'Alberata