Discussioni accese, in questi giorni, in seguito all'annuncio del ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, di una probabile centrale in Lombardia. Secondo Romani, nell'ottica di riprendere il programma nucleare, bisognerebbe individuare intanto quattro siti per realizzare altrettanti impianti in accordo con i francesi di Edtf, convincendo i comuni a ospitare le centrali attraverso un meccanismo di incentivi.
Improvvisamente possibilista Formigoni, il quale nel corso di tutta la campagna elettorale per essere riconfermato governatore aveva dichiarato la Regione autonoma da un punto di vista energetico. Invita alla chiarezza e all'informazione dei cittadini Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, il quale ha individuato fra le province di Cremona e Mantova la possibile localizzazione della centrale. E rende noto un elenco, mai smentito ufficialmente, di altri eventuali siti: Monfalcone (Friuli Venezia Giulia), Chioggia (Veneto), Caorso (Emilia Romagna), Fossano e Trino (Piemonte), Scarlino (Toscana), San Benedetto del Tronto (Marche), Montalto di Castro e Latina (Lazio), Termoli (Molise), Mola di Bari, Nardò e Manduria (Puglia), Scanzano Ionico (Basilicata), Oristano (Sardegna), Palma (Sicilia).
Dalla sua, l'oncologo Umberto Veronesi, candidato alla guida dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare, ha affermato in un'intervista che la Sardegna - che punta invece moltissimo sulle energie rinnovabili - dovrebbe mostrarsi entusiasta di accogliere una centrale.
Tutto fa pensare insomma che la macchina organizzativa del nucleare e il sistema degli appalti voglia mettersi in moto, contando al solito su disinformazione e l'allarmismo suscitato dallo spettro del black out.
Se l'Italia è per eccellenza paese da energie rinnovabili, tra l'altro in continua evoluzione, non si è mai nemmeno percorsa a fondo la via - fondamentale - del risparmio energetico.
In ogni caso, le pericolosissime centrali nucleari andrebbero a coprire un fabbisogno molto marginale, sorgendo su un territorio prevalentemente sismico e fortemente antropizzato, in un'era di sconvolgimenti climatici e generali incertezze.
Non è affatto un dettaglio la questione dello smaltimento delle scorie, irrisolta nel mondo.
Quali straordinari incentivi potrebbero indurre un comune, oggigiorno, ad accogliere una centrale nucleare? Quale sorta di responsabilità si accollerebbe un'amministrazione rispetto alla cittadinanza e al suo futuro?
Ragioniamo sui fiumi di denaro pubblico che il solo avviamento del piano nucleare può estorcere allo Stato, fino alla ribellione dei singoli enti locali.
Informarsi a dovere, sviluppare opinione e domandare immediata trasparenza, è a questo punto prioritario.