I cieli delle città sono frequentati da molte specie di uccelli, quelli che riescono a vivere in un ambiente spesso degradato e che non offre habitat naturali a sufficienza. Ma, tra questi, alcuni destano una particolare curiosità, e i cittadini rimangono a volte perplessi, molti piacevolmente sorpresi, alcuni addirittura in contemplazione.
Stiamo parlando del Parrocchetto dal collare, il pappagallo dai vivaci colori verdi, originario di Africa e India dove vive allo stato naturale, e che da qualche tempo ha colonizzato alcune città europee ed italiane. Oggi, passeggiando per le ville storiche, ma anche in alcuni quartieri particolarmente “verdi”, si possono notare gruppi di questi pappagalli in volo, oppure mentre mangiano frutti e semi tra gli alberi. Ma per quale motivo questi volatili, che non sono animali originari del nostro territorio, si trovano ora liberi anche nel nostro Paese?
I parrocchetti, così come molti altri animali, sono stati e sono vittima del commercio ormai da molto tempo. Questi, come altri pappagalli, sono stati catturati per essere rivenduti come animale da compagnia o a scopo ornamentale. Gli esemplari “selvatici” sono stati detenuti per riprodurli, con l’obiettivo di abituare i piccoli ad essere confidenti con l’uomo; insomma, implumi strappati alle cure dei genitori per ricevere il “giusto” imprinting.
Nel corso degli anni, molti esemplari sono stati abbandonati poiché ritenuti presenze ingombranti o non più gradite; oppure, alcuni parrocchetti sono stati “liberati” dal proprietario pensando di donare loro la libertà. Ma, come sempre avviene, solo una piccolissima parte è riuscita a sopravvivere alla vita selvatica: a fronte di un piccolo nucleo di pappagalli, che ha compreso come adattarsi alla vita urbana e a vivere in un paese sconosciuti, moltissimi altri – la maggior parte - sono purtroppo deceduti.
In sintesi: se vediamo i parrocchetti nelle nostre città dobbiamo essere consapevoli che sono i superstiti e i discendenti di esemplari catturati dal loro ambiente originario, trasportati e stipati in spazi spesso angusti, riprodotti per poter avere a disposizione i piccoli, i quali, tolti dalle cure parentali per abituarli all’uomo, hanno dato vita ad allevamenti in cui il benessere animale a volte viene dimenticato per una maggiore produttività e per essere vittime del commercio.
L’ambiente urbano ha sicuramente influito sulle possibilità di sopravvivenza: la città è ricca di cibo e in genere più calda. Questi fattori, uniti alla notevole ingegnosità dei pappagalli – uccelli considerati tra i più intelligenti - che hanno imparato a riconoscere i pericoli della vita urbana (automobili, bus, treni, animali domestici, esseri umani…), hanno decretato il loro successo, tanto che ormai si riproducono anche con relativa facilità.
Alcune persone sono preoccupate, poiché temono che il proliferare di questa specie, così adattabile, possa avere ripercussioni negative sull’ambiente e sulla fauna. Dobbiamo però ricordare che i pappagalli non sono predatori e, nutrendosi di grandi semi e frutta e quindi di cibo abbondante e disponibile, non causano direttamente disagio ad altre specie. Questo, almeno fino a quando si manterrà un determinato equilibrio, che dobbiamo fare in modo di mantenere.
Il primo passo per ottenere questa stabilità, è vietare il commercio degli animali, il lucro, il mercato – anche quello nero e di contrabbando - , perché è una attività che, oltre alla questione etica, causa una grave perdita di biodiversità nel mondo: ad imputare questa responsabilità vi sono non solo associazioni ambientaliste, ma anche numerosissimi dati scientifici. Ad incidere negativamente non solo le catture, ma anche la gestione complessiva e l’inserimento, volontario o accidentale, di specie definite “aliene” perché estranee, nel nostro territorio.
Comunque, il fascino “esotico” del parrocchetto attira i nostri sguardi, la nostra ammirazione per la livrea colorata, il nostro udito per la sua “voce”. Osservandolo in presenza di qualche albero scampato a taglio o potatura, e che offre rifugio e cibo a numerosi animali selvatici, pensiamo a questo splendido animale non con inquietudine e perplessità, ma come ad un “eroe”, miracolosamente scampato alla crudeltà dell’uomo e alla giungla d’asfalto delle nostre città.
Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni