Nel corso della storia e fino ai giorni nostri alcuni animali sono stati vittime di superstizioni e credenze che spesso hanno inciso sul loro benessere e addirittura sul loro stato di conservazione.
Certa fauna è infatti stata oggetto di persecuzioni e uccisioni, vittima di riti tribali o legati alla stregoneria. Acuni animali sono stati invece considerati portatori di fortuna, di ricchezza, di buone notizie o di pace.
Per una corretta convivenza dobbiamo però partire dalla vera conoscenza dei nostri coinquilini sul pianeta, sfatando ogni inutile mito.
Tra gli animali selvatici più perseguitati c’è sicuramente il pipistrello.
Nei paesi cattolici questo mammifero è stato sempre perseguitato a causa della sua, un tempo inspiegabile, capacità di sopravvivere e volare agilmente nella più totale oscurità.
Perciò la sua immagine è tradizionalmente legata al mondo degli inferi, tant'è vero che nell’iconografia religiosa il demonio viene rappresentato con ali di pipistrello. E pensare che le colombe, considerate simbolo di pace anche ai giorni nostri, nei fatti si dimostrano ben più aggressive e violente tra loro!
A causa della sua cattiva fama, il pipistrello è stato perseguitato in più modi: prima inchiodato vivo alle porte dagli antichi romani (che in questo modo si difendevano da streghe e malattie). Poi, nel corso di molti secoli, utilizzato per creare filtri d’amore o curare disturbi legati alla vista, per arrivare infine agli anni Sessanta, in cui a New York si vendeva sangue di pipistrello perché si pensava che grazie ad esso gli uomini avrebbero potuto vedere nelle ore notturne.
Ancor oggi si teme che il mammifero con le “mani alate”, come dice il nome del loro stesso ordine (Chiroptera), si attacchi ai capelli costringendo le persone a rasarsi. Si tratta di un’altra diceria del tutto falsa che è diffusa nella cultura popolare (non solo nelle campagne).
E’ anche a causa di maltrattamenti e uccisioni da parte dell’uomo che i chirotteri non godono di uno stato di conservazione favorevole: e pensare che un pipistrello è in grado di mangiare oltre 2000 zanzare a sera, svolgendo un ruolo biologico importantissimo!
Altri animali che l’uomo lega al mondo degli spiriti e dell’aldilà sono i rapaci notturni: ad esempio si dice che chiunque ascolti il canto della Civetta, del Gufo o dell’Allocco, è avvisato della morte di un parente o di una persona vicina. Tale leggenda ha una spiegazione storica: nel medioevo per segnalare la presenza di un malato si accendeva una lanterna all’esterno della casa, la cui luce attirava una gran quantità di insetti. A loro volta questi rappresentavano una fonte di cibo per i rapaci notturni i quali, attratti da tale abbondanza, cantavano per delimitare il territorio. Tenendo conto che nel Medioevo la medicina era piuttosto arretrata, e che quasi sempre il malato moriva, il canto della civetta è stato a lungo associato alla morte.
Parlando invece di rapaci diurni, dobbiamo purtroppo menzionare quanto accade al Falco pecchiaiolo: questo splendido animale è oggetto ogni anno di gravissimi episodi di bracconaggio quando è di passo sullo stretto di Messina. La credenza infatti vuole che chi non uccida un “adorno” (questo il nome nel dialetto calabrese) sia un “cornuto” (ovvero un uomo che viene tradito dalla moglie).
Ogni anno in Calabria vengono tenuti campi antibracconaggio che cercano di salvare la vita a questi splendidi migratori che giungono dall’Africa dopo un lungo viaggio e che trovano fucili ad accoglierli.
Nel mondo delle credenze popolari ve ne sono altre che, al contrario, attribuiscono all’animale valori positivi. Ed è alquanto strano che proprio gli insetti, in genere considerati animali di serie B, siano invece ritenuti portatori di fortuna e prosperità. Un esempio è l’ape, sempre più rara a causa dell’utilizzo di pesticidi e all’eliminazione dei prati spontanei. L’ape viene addirittura considerata un animale “sacro” che non si deve mai uccidere, anche quando entra in casa, poiché annuncia una importante novità. Anche il ragno in casa non dovrebbe essere toccato, poiché il ragno porta prosperità e ricchezza. E se di domenica vediamo una coccinella, allora saremo fortunatissimi: in fondo è stata considerata per secoli sacra alla Madonna. E poi, ancora, ricordiamo lucciole e farfalle, che non possono essere uccise poiché sono le anime dei defunti. Mentre in rappresentanza del mondo degli uccelli c’e’ il cuculo: quando canta, bisogna prendere tutto quello che è ai nostri piedi e indossarlo per un po’ di tempo, poiché porterà fortuna. E non dimentichiamo la cicogna, splendido uccello che è tornato recentemente a nidificare anche in Italia – rotta che evitava per la caccia – considerato simbolo di fertilità e “portatrice” di bambini.
Tra tutte le credenze popolari, quella che mi è rimasta particolarmente impressa perché me la raccontavano da bambino, è quella che riguarda i giovani uccelli canori e i loro genitori. Mi spiegavano che, quando un giovane uccello veniva trovato da solo e, una volta prelevato, deposto in gabbia nel tentativo di salvarlo, la mamma lo avrebbe trovato comunque e lo avrebbe avvelenato con alcune erbe. Crescendo e informandomi ho invece scoperto che il piccolo moriva perché, preso erroneamente da terra nella fase dello svezzamento e portato in casa, era irraggiungibile alla madre: moriva quindi affamato.
Storie come questa (anche non a lieto fine) sono utili a non commettere errori dovuti all’ignoranza, con il vantaggio che oggi ognuno di noi può informarsi correttamente e velocemente sulla biologia e sull’etologia di qualsiasi specie.
Gli animali e la natura non hanno certo bisogno di accezioni negative o positive, imposte inutilmente da parte dell’uomo, per catturare l’attenzione e meritare la nostra tutela. Ancor oggi, però, e soprattutto nelle campagne, sopravvivono queste leggende che non hanno più motivo di esistere.
E’ compito di ciascuno di noi agire con una corretta informazione al fine di preservare gli animali o addirittura specie che, in violazione delle numerose leggi a tutela degli stessi, vengono ancora uccisi per sciocche credenze o superstizioni.
Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni