La volpe detiene un triste primato: è uno dei mammiferi più perseguitati in Italia.
Appartiene alla famiglia dei Canidi ed è ampiamente diffusa nel nostro continente. Ne esistono molte specie, ma in Italia vive solo la Volpe comune. Si nutre di una gran varierà di cibi: frutta, insetti, uccelli, piccoli mammiferi e rifiuti prodotti da noi esseri umani. Con tutte queste possibilità di adattamento la volpe si è ampiamente riprodotta, anche se non si assiste ad un suo sovrannumero.
Caccia sia di giorno che di notte, vive principalmente in coppia o in piccoli gruppi (ma se ne possono osservare anche esemplari solitari), si riproduce in tardo inverno o in primavera.
La sua tana è molto confortevole, rivestita di piume e di peli, e i cuccioli che lì vengono svezzati sono accuditi non solo dalla coppia di genitori, ma anche da femmine aiutanti non riproduttive. La loro vita media in natura si aggira sui 12 anni.
Le volpi vivono anche nelle nostre periferie urbane. Durante la mia esperienza al Centro Recupero Fauna Selvatica della LIPU a Roma, una buona parte di esemplari ricoverati provenivano da zone periferiche della metropoli, o da alcune ville storiche situate a ridosso del centro storico come villa Pamphili. Ricordo che le patologie più frequenti erano fratture e lesioni dovuti ad eventi traumatici o alla caccia, e secondariamente intossicazioni alimentari.
La maggior parte di ricoveri però riguardava i cuccioli; molto spesso vengono prelevati perché creduti abbandonati, mentre in realtà escono spontaneamente dalla tana e iniziano ad esplorare il mondo circostante.
La cementificazione delle campagne ha comportato la distruzione degli habitat preferiti dalla volpe, come ad esempio i prati con erba alta e i boschi. Gli esemplari, quindi, sono “imprigionati” nelle zone verdi urbane oggi circondate da quartieri, e anche per questo il loro numero è stabile e non si assiste a nessuna esplosione demografica.
Ma la volpe è anche l’animale delle fiabe di Esopo, l’animale sacro secondo lo scintoismo, l'animale delle innumerevoli storie che hanno sempre esaltato l’intelligenza e la furbizia di questo splendido mammifero. Ha sviluppato una tecnica di caccia specialistica nei confronti dei roditori (ratti e topi) migliore addirittura di quella dei gatti – a proposito, le volpi non si nutrono di questi piccoli felini. Inoltre, se vi sono molte prede disponibili, ne catturano il più possibile perché sotterrano le carcasse in un luogo specifico in modo da potersene nutrire in un secondo tempo.
La volpe è un animale formidabile e utilissimo all’uomo, eppure continua ad essere accusata di danneggiare le produzioni agricole, di essere portatrice di malattie, di essere troppo presente nel territorio nazionale causando disturbo alle attività antropiche. Sono queste le “motivazioni” per cui la volpe è cacciata praticamente tutto l’anno. La specie, infatti, è presente nei calendari venatori, e come se non bastasse le amministrazioni locali, pressate dalla lobby della caccia, autorizzano sempre più spesso i cosiddetti “abbattimenti selettivi” condotti con l’ausilio delle doppiette. Il meccanismo è sempre lo stesso: la specie viene ritenuta dannosa per qualche motivo e si dà il via agli spari contravvenendo alla legge nazionale, la quale invece prevede che questa inutile “misura” (attuata per decenni su numerose specie senza alcun risultato), è subordinata all’attuazione e alla verifica, da parte dell’ISPRA (l’istituto scientifico di riferimento per la fauna selvatica) di metodi ecologici alternativi incruenti. Si tratta di strumenti efficaci, che risolverebbero presunti problemi di convivenza senza nuocere all’animale, ma che sono volutamente ignorati: la volpe crea fastidio al mondo della caccia perché si nutre di lepri e fagiani, le specie cioè reinserite per far “divertire” i cacciatori.
E così la volpe, unico predatore tra le specie cacciabili, continua ad essere ucciso anche nei periodi in cui i cuccioli dipendono dai genitori. Eppure basterebbe poco per comprendere che, oltre al profilo etico, tutto ciò è contrario ai nostri interessi. E’ vero che scavano buche nei giardini, nei campi sportivi e nelle campagne, ma forse non tutti sanno che l’odore emesso dai concimi da noi utilizzati viene da loro scambiato per carne morta. Quindi la volpe, limitandosi a fare ciò che farebbe in natura cercando cibo, in realtà ci avverte che le sostanze chimiche inquinano fortemente e pericolosamente il luogo.
Questo splendido animale è ancor oggi considerato in alcune culture uno spirito femminile che ha le doti di malizia, agilità e natura sfuggente. Ma per la volpe, purtroppo, non è tempo di favole: è il momento della tutela, della conoscenza scientifica, della cultura che invita, necessariamente e saggiamente, al profondo rispetto di questo animale.
(dedicato a Annamaria Procacci)
Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni