La tutela della vitalità, della diversità e della bellezza della Terra è un impegno sacro
(Carta della Terra, 2000)
Da due anni ormai sentiamo un refrain continuo: il Gp all’Eur produce ricchezza, posti di lavoro, si farà. Da due anni a questa parte sentiamo dire ancora: chi è contrario è contro lo sviluppo, è un passatista, è un immobilista. Queste definizioni si aggiungono a quelle già affibbiateci dal sindaco Alemanno all’indomani della nostra spedizione monzese del 2010, che ci ha dipinto quali aizzatori ufficiali della Lega.[1] Peccato che poi lui con gli esponenti della Lega sia andato a condividere un desco molto pubblicizzato a base di pajata e polenta per fare la pace dopo i “consueti” insulti che Umberto Bossi aveva riservato a Roma. Ma abbandonate le pajate folkloristiche, da più parti si inizia a comprendere che la posizione di chi manifesta contrarietà al Gp dell’Eur è invece una posizione meditata e basata su indicazioni chiare.[2] Più volte sono stati oggetto di articoli di giornale i nostri dossier utili a comprendere i reali contorni della faccenda, soprattutto in relazione alle cubature che il Comune concederebbe al promotore del progetto per sostenere economicamente l’evento GP all’Eur. Più volte sia i cittadini sia noi che abbiamo iniziato questa battaglia due anni or sono in solitudine sotto la pioggia raccogliendo firme in viale Europa, a fronte di interrogativi precisi non abbiamo ottenuto risposte documentate. Anzi non abbiamo ottenuto alcuna risposta.
Ciò che a tutt’oggi ancora manca infatti è un pronunciamento documentato dell’amministrazione comunale. Il 29 dicembre scorso la giunta capitolina ha approvato una delibera nella quale sostanzialmente si invitano gli uffici del Comune a proseguire il lavoro iniziato due anni fa sull’accordo di programma Eur-Tre Fontane in modo da rendere possibile la realizzazione del Gran Premio per il 2013. Se si scorre il testo ci si rende conto che si citano i documenti già approvati sia dalla giunta, sia dal consiglio comunale due anni fa. Allora ci si domanda spontaneamente quale sia il fine di questo atto, a quale logica esso risponda. Perché se da una parte appare chiaro che il proponente del progetto fa giustamente il suo mestiere e dunque pubblicizza il suo evento e si congratula per questo atto, dall’altra parte non si comprende come il Comune si trinceri dietro ad un “detto e non detto” per l’ennesima volta senza produrre un suo studio analitico, dal punto di vista finanziario, economico, ambientale, che possa finalmente dare ai cittadini un ambito di studio definito. Un progetto fatto proprio dalla pubblica amministrazione lo si giudica sulla base dei suoi dati analizzati e valutati. Ma ciò non è ancora avvenuto.
La battaglia per la trasparenza in questa faccenda è infatti una battaglia nella battaglia-madre che non ci vedrà mai indietreggiare perché in gioco non c’è soltanto il futuro urbanistico di un quartiere tra i più belli di Roma, non c’è solo il concetto di fare di un ambito residenziale un autodromo, non c’è solo la necessità di tutelare i parchi ed il quartiere ma c’è anche la dignità personale di ognuno di noi! Chiediamo ancora una volta al Sindaco di far valutare la proposta da un advisor esterno al comune di Roma, di chiarire l’aspetto relativo alle cubature e alle volumetrie, al canone di concessione e alla cessione delle aree, di chiarire anche la logistica del progetto che finora non è apparsa in nessuna delibera. Insomma, il Comune inizi a fare il suo mestiere in modo che finalmente termini il balletto del “detto e non detto” poiché come insegnano i latini “dicere et facere non semper eiusdem origine” e qui temiamo che non “dicere” corrisponda a “facere”.
[1] Repubblica Roma, 13 settembre 2010, Formula Uno: il Dossier dei Comitati, articolo a firma Laura Serloni
[2] Corriere della Sera 3 gennaio 2011, p. 27, Se Roma si arrende alla Formula Uno di Pierluigi Battista