In questi giorni, siamo rattristati e angosciati da notizie di animali che muoiono a stormi, branchi, da ogni parte del pianeta.
In Italia sono le tortore, in Svezia le taccole, in Kentucky invece la strage riguarda storni e pettirossi, mentre nel Maryland tocca a due milioni di pesci, come pure in Vietnam si rinvengono infiniti cadaveri di tilapia rossa e in Brasile di sardine e pesci gatto.
Per ogni caso, naturalmente, ci s'interroga; si cercano spiegazioni.
Sembra verosimile, ad esempio, che gli oltre tremila merli precipitati a terra la notte di Capodanno in un'area ristretta, appena un chilometro quadrato, in Arkansas, siano stati uccisi da botti e fuochi d'artificio. I corpi presentavano infatti emorragie interne e traumi al petto rivelatori di impatto in volo.
Episodio per episodio, benché le risposte appaiano ancora lontane, si direbbe che qualcosa riconduca sempre al nostro operato.
E' il caso oggi di riflettere che rispettare la vita delle altre specie significa seriamente proteggere la nostra.
Se ci fermiamo a pensare, tutte queste morie riguardano uccelli e pesci. Creature che abitano cielo e mare.
Aria e acqua. Indispensabili a loro per vivere, ma anche a noi.
Domandiamoci, ciascuno, cosa poter fare nell'immediato. E la risposta è al solito nelle nostre scelte.
Dare valore alla vita degli animali e degli alberi, considerare l'estrema importanza dell'ambiente, non porta con sé privazioni ma continue scoperte, e l'unica possibilità di guardare al futuro.