Nel 2003 la Corte d'Appello condannava a 4 mesi e 10 giorni - convertiti in multa - Domenici, il sindaco di Firenze, per aver fatto abbattere cinque alberi.
Per il pino patriarca di via Pompeo Magno, altrimenti detto il pino di Bernhard, di cui il tribunale ha ordinato il taglio malgrado le perizie del Servizio Giardini e del Corpo Forestale che lo indicano stabile, sano e di valore eccezionale, e la nota della Soprintendenza che lo inserisce nella Carta della Qualità demandando alla Regione di apporvi il vincolo, oggi Angelo Bonelli, presidente dei Verdi e consigliere regionale, presenterà una diffida al Comune di Roma e agli uffici competenti che dovrebbero autorizzare e effettuare l'abbattimento. In tal caso infatti si integrerebbe il reato di danneggiamento di bene di pubblica utilità, come la Corte di Cassazione ha più volte affermato in sentenze anche recenti, ai sensi dell'articolo 635 comma 2 n.3, in relazione all'articolo 625 n.7 del codice penale. Nei giorni scorsi Bonelli, sostenuto da Enpa, Comitato per il Verde Urbano e Associazione l'Alberata, ha scritto anche alla Regione, sollecitando un provvedimento di salvaguardia.
Protagonista di questa storia è una coppia di 70 anni che da due anni lotta contro l'accanimento di un vicino, avvocato, il quale vuole che l'albero monumentale sia eliminato, perché danneggerebbe il suo box auto. Casotto nato abusivamente (e poi condonato) 60 anni dopo il patriarca. Sotto cui, proprio al 10A della via, dal 1937 abitò Ernst Bernhard, lo psicanalista che portò il pensiero di Jung in Italia ed ebbe fra i suoi pazienti Fellini e la Ginzburg. Quello era il suo pino, e lo lasciò nel 40 per essere deportato a Ferramonti.
Dalla puntata di oggi della rubrica Senza guinzaglio di MARGHERITA D'AMICO sul Corriere della Sera, cronaca di Roma