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MANUALE DI CONVIVENZA - Il piccione: se lo conosci, lo rispetti
foto presa da laprovinciadivarese.it

  Il piccione è forse l’animale che più caratterizza i nostri centri urbani.
  Viviamo spesso a stretto contatto con i piccioni, li vediamo in ogni momento della giornata: mentre attraversano le strade, mentre si fanno il bagno nelle fontane o mentre mangiano il pane dato loro da cittadini e turisti.
  La loro presenza causa in noi molteplici reazioni; alcuni li definiscono “topi volanti” perché li considerano sporchi e portatori di malattie, e quindi li guardano con disprezzo. Altri, invece, cercano di alimentarli con una gran quantità di cibo nelle piazze delle nostre città: si tratta spesso di anziani soli, che così trovano il modo di impiegare il loro tempo e di prendersi cura di qualcuno.
  Forse non tutti sanno che il colombo di città, biologicamente parlando, è un incrocio tra il piccione torraiolo selvatico, ormai divenuto molto raro, e le numerose varietà domestiche allevate, soprattutto nel passato, per l’alimentazione umana. Per questo motivo molti di loro hanno mantenuto un rapporto quasi confidenziale con l’essere umano, da cui arrivano a farsi toccare.
  Dal punto di vista legale, in base ad una sentenza della Corte di Cassazione risalente al 2004, esso è considerato a tutti gli effetti un animale selvatico – poiché vive e si riproduce stabilmente nel territorio senza dipendere dall’essere umano – e quindi protetto dalla legge 157/92 sulla tutela della fauna.
  E’ probabile che la migrazione dei colombi verso i centri urbani, e la loro conseguente stabilizzazione in città, sia avvenuta con la chiusura delle colombaie dovute all’abbandono delle campagne. Tuttora questi volatili considerano l’habitat cittadino idoneo a soddisfare tutte le loro esigenze: cibo, riproduzione, riparo e scarsità di predatori.
  Il piccione, in ambiente naturale, si nutre di semi: in città invece di quello che trova, ovvero dei nostri rifiuti o del cibo che, anche involontariamente, forniamo loro. Nidifica nelle nicchie e nelle zone riparate dei palazzi, dei balconi e delle chiese, e staziona spesso sui cornicioni degli edifici.
  Il colombo di città è la specie con cui si hanno più problemi di convivenza, perché arrivano a risiedere e nidificare anche nei balconi e in prossimità delle finestre, a volte entrando erroneamente anche all'interno degli appartamenti. Il loro guano inoltre viene considerato un pericolo per le opere d’arte quali fontane e facciate storiche, che potrebbero danneggiarsi a causa del potere corrosivo delle feci.
  Molti comuni, per rispondere al disagio dei cittadini e per proteggere i beni artistici, hanno spesso emanato ordinanze che prevedevano addirittura l’uccisione dei volatili: questo, prima dell’esistenza della legge 189/2004 e della sentenza sopra citata. I comuni, infatti, in base alla legge 157/92 non hanno più competenza in materia di fauna selvatica e quindi non possono autorizzare catture e abbattimenti, metodi che la scienza considera del tutto inutili per un controllo delle popolazioni.
 
 Non ha fondamento neanche la questione sanitaria: non esiste nessun caso scientificamente provato di trasmissione diretta di una malattia da un piccione ad un uomo, e lo stesso allarme sui loro parassiti (zecche, pulci, acari, che i colombi sono accusati di diffondere nell’ambiente) è infondato poiché sono eventualità molto remote.
  I comuni hanno oggi moltissimi strumenti a disposizione, del tutto incruenti, per cercare di limitare il numero dei volatili in una determinata zona, intervenendo sulle cause ambientali che provocano una elevata densità di individui in una zona urbana.
  Il rimedio più efficace consiste nell’approccio integrato: eliminazione dei luoghi di nidificazione e di sosta ed ordinanze che prevedano il divieto di somministrare cibo in alcune aree della città, permettendo invece solo in alcuni parchi l’alimentazione degli animali, ma con cibo idoneo.
  Anche noi con i nostri comportamenti possiamo contribuire non solo alla risoluzione di un eventuale problema – evitando così atti cruenti e inutili verso questi animali – ma sopratutto al benessere dei piccioni stessi. Anzitutto, dobbiamo essere attenti a non fornire loro cibo: spesso è vietato e l'ambiente urbano ne offre già a sufficienza. Ad ogni modo, non dare mai pane o altri alimenti che indeboliscono l’individuo; in questo modo si permette e favorisce la diffusione di malattie molto contagiose tra i volatili stessi, che si trasmettono con facilità quando mangiano a stretto contatto tra loro.
  Se non vogliamo che si posino nei nostri terrazzi e nei nostri balconi, basta chiudere con delle reti le nicchie e gli angoli riparati, oppure ricorrere a dei dissuasori a punte (rigorosamente di plastica per evitare spiacevoli incidenti), oggi in vendita nelle ferramenta. Attenzione poi ai vasi vuoti: per i colombi rappresentano una forte attrattiva per costruirvi il nido. La ricetta in questo caso è semplice: più fiori, più siepi e nessun vaso vuoto, tutti interventi che migliorano anche la qualità della nostra vita e di quella degli altri esseri viventi.

 

 Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni


Data: 22/01/2011
Autore: ANDREA BRUTTI
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