E' grande merito del Cinema Farnese a Roma, storico luogo della cultura più avanzata - non per nulla si trova sulla stessa piazza, Campo dei Fiori, dove si alza il monumento a Giordano Bruno - l'aver dedicato il Giorno della Memoria del 27 gennaio scorso alla proiezione di un film su un altro popolo vittima della Shoah e poco o mai ricordato: gli zingari,- i 500.000 Sinti, Rom , Kalderash- che morirono nei campi di sterminio come gli ebrei, i politici , gli intellettuali e gli omosessuali. Esiste l'Associazione Miriam Novic, fondata da una donna cui i nazisti hanno ucciso 49 membri della sua famiglia e che come risposta ha fondato questa associazione per ricordare l'altro popolo "passato per il camino" dei forni, ma il pregiudizio tuttora esiste e i nomadi sono di nuovo oggetto di esclusione e limitazione della loro libertà e della loro stessa esistenza. Il cinema, questa voce di chi non parla, come la canzone, ha voluto rimediare a questa dimenticanza, a questa esclusione, con il bellissimo film "Liberté" (2010) di Tony Gatif, un regista algerino che ha conosciuto la povertà e la galera e che ha all'inizio ha frequentato le sale cinematografiche solo perché , essendo senza fissa dimora , gli offrivano un posto riscaldato per poter dormire. I suoi film sugli zingari, opere selvagge, estatiche, flusso libero di energia, gli hanno procurato il premio di miglior regista a Cannes nel 2004 per "Exils", Esili, cui nel 2010 ha fatto seguito questo straordinario , commoventissimo "Liberté" che deve essere visto da più persone possibile.
In "Liberté" un veterinario, il quale è anche il sindaco di un villaggio nella zona francese occupata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, è amico della famiglia di zingari che ogni anno vengono per lavorare nella vendemmia stagionale, e ne cura i preziosi cavalli con la stessa sollecitudine con cui si occupa degli animali dei "gentili". Siamo nel momento delle restrizioni ed esclusioni decretate dai nazisti contro gli asociali e i diversi. Ma Théodore, il sindaco, riesce a salvare temporaneamente la famiglia nomade ospitandola nelle sue proprietà: gli zingari godono allora di un periodo di respiro e di felicità, che festeggiano con la loro allegria senza regole, a briglia sciolta.
E a briglia sciolta corre il grande cavallo della giovane zingara bellissima lanciata al galoppo in gara con la motocicletta del veterinario, ridente vittoriosa mentre la corsa le solleva le vesti coloratissime e luccicanti sulle gambe nude e sui rustici stivali.
Il regista la fa galoppare nel sole per una lunghissima sequenza su un rialzo della strada al di sopra della moto, valorizzando in pieno il contrasto tra la libertà, lo splendore e la gioia della ragazza, tutt'uno col suo nitrente animale con cui s'impenna e danza, e la figura scura del veterinario , costretto a mantenersi in equilibrio sul suo rumoroso veicolo di metallo.
Non il magnifico cavallo bianco della ragazza, ma uno di quelli che trascinano la roulotte, un mansueto cavallone marrone, un giorno di quella pausa di pace cade ammalato, e sembra star per morire, non si sa perché; il regista ci fa vedere a tutto campo per molti minuti, una scena pressoché unica nella cinematografia. Il grande corpo della bestia caduta a terra, la sua testa pateticamente allungata, i suoi occhi che sembrano vedere la fine; ma il veterinario arriva in tempo... un'altra lunga scena ci fa vedere il cavallo che si rialza, che riprende a vivere.
Questo film , "Liberté" è importante perché aiuta a non dimenticare nessuna delle vittime della Shoah, e a ricordare quanto importanti siano gli animali, i nobili, fieri e forti cavalli degii zingari che li hanno da secoli accompagnati nella loro vita errante , e che la magia di Tony Gatilf ci presenta come simbolo ed essenza del modo di esistere degli spiriti liberi.
La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro
Luciana Marinangeli e' scrittrice, francesista e presidente dell'Associazione l'Alberata