Povero lupo. Continuamente diffamato, considerato sterminatore di greggi, protagonista di progetti di ripopolamento che in pochi amano a causa di pregiudizi e paure infondate, e oltre a tutto ciò vittima esemplare del bracconaggio. Ho accolto con piacere la notizia della condanna di un bracconiere che, in Liguria, ha ucciso sei lupi cui aveva mozzato il muso e prelevato i denti per farne una collana. La pena è stata di sette mesi di reclusione e la refusione delle parti civili WWF, Legambiente e LAV: è stata la prima volta in assoluto che nel nostro Paese viene comminata da un tribunale per fatti del genere. Certo, questo non servirà a riportare in vita i lupi, ma è un passo avanti nella tutela legale di questi mammiferi, da cui discendono anche i nostri cani domestici.
Del lupo e di ciò che rappresenta nel nostro immaginario si è detto molto, e forse troppo spesso ci torna alla mente la favola di Cappuccetto Rosso o la bellissima storia di San Francesco, dove un lupo affamato assediava la città di Gubbio: Francesco riuscì a compiere quella che oggi può definirsi un’ottima mediazione, ovvero pose fine alle ostilità con gli abitanti che in cambio fornirono cibo all’animale vivendo tutti pacificamente.
Purtroppo oggi siamo ben lontani da questo risultato, quando anche la Svezia – che in Europa è considerato uno dei paesi tra i più evoluti e civili – ha sfidato l’Unione Europea autorizzandone la caccia in deroga (e guadagnando così l’apertura di una procedura d’infrazione da parte della UE. E’ un atto illegittimo, poiché le specie cacciabili in deroga non possono essere quelle con stato di conservazione così sfavorevole da essere a serio rischio di estinzione. In Svezia, paese più grande dell’Italia e con molti spazi naturali, ne sono stimati 210 esemplari: nessuna sovrappopolazione e nessun reale allarme, ma solo la pressione del mondo venatorio che evidentemente non vuole rinunciare ad una preda prestigiosa.
In Italia purtroppo non siamo messi meglio, perché il bracconaggio contro il lupo è veramente una piaga diffusa: l’ultimo caso a Visso, in provincia di Macerata, dove una testa di lupo è stata attaccata a un cartello turistico evidentemente come messaggio intimidatorio al presidente del parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Per ucciderli si usano, oltre ai fucili, anche trappole e bocconi avvelenati – strumenti vietati dalla normativa nazionale – che mietono vittime anche tra molte altre specie che se ne cibano. Episodi del genere esistono perché il Lupo (animale particolarmente protetto dalla legge nazionale 157/92 sulla protezione della fauna, da direttive comunitarie e da piani di azione per la conservazione delle poche popolazioni esistenti) è vittima di una falsa e crudele campagna condotta da associazioni agricole e venatorie. Viene dipinto come un pericolo per gli esseri umani ma soprattutto come sterminatore di greggi, accusandolo addirittura di girare in branchi nei pressi delle abitazioni e per questo motivo si “giustifica” la loro uccisione.
Le motivazioni di queste notizie distorte vanno ricercate non solo per gli interessi economici che gravitano attorno ai rimborsi al settore agricolo per i presunti danni causati dalla fauna selvatica, ma anche per quelli del mondo venatorio.
Riguardo alla questione dei capi di bestiame uccisi, bisognerebbe accertare anzitutto che siano stati proprio i lupi a compiere degli atti che, comunque, rientrano nel comportamento naturale dei predatori. Più lupi – e più danni – equivalgono anche a più rimborsi ai pastori e agli agricoltori. Per limitare le conseguenze delle loro azioni, basterebbe attuare alcune strategie suggerite anche dal buonsenso: ad esempio, mettere al riparo il gregge oppure adottare dei cani, come i famosi maremmani, che per istinto si dedicano al controllo del bestiame, costringendo i lupi a cercare di cacciare altre prede.
Per il cacciatore invece, il lupo è un nemico da abbattere proprio a causa del loro prezioso ruolo di controllo delle popolazioni di ungulati e altri animali i quali sono considerati (tramite sommari censimenti) in sovrannumero.
Il meccanismo che normalmente si innesca funziona così: gli enti locali lamentano presunti danni dovuti agli animali e ingenti costi per i rimborsi agli agricoltori. Per tentare di limitare il numero di cinghiali, daini e cervi ricorrono all’ausilio delle doppiette tramite i cosiddetti “abbattimenti selettivi” autorizzati anche in assenza di pareri scientifici obbligatori per legge. Se ci sono troppi lupi, che agiscono proprio come “selettori” uccidendo solo le prede più deboli, non ci sarebbero più i presupposti per autorizzare la caccia di selezione. Quindi, da una parte si dichiarano più lupi – così si denunciano i presunti danni che vengono rimborsati – e dall’altra si autorizzano i cacciatori alla caccia in deroga.
Come al solito la scienza e la natura ci spiegano come il Lupo, la cui presenza è frammentaria e a rischio a causa del cemento e della distruzione del territorio operata da noi uomini, non sia un nemico da combattere, ma un alleato prezioso per mantenere gli equilibri naturali. Meriterebbe una tutela e una considerazione migliore da quella che è a lui dedicata dalle dicerie, dalle leggende e da fonti di informazione decisamente poco attendibili perché di parte.
Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni