Mercoledì sono seduto, per una volta, sulla panchina del mio terrazzo, a godermi un sole quasi primaverile. All’improvviso, sento un gran vociferare: le cornacchie sono molto, ma molto agitate, e subito penso che qualche rapace notturno abbia scelto come luogo per dormire proprio il posto preferito dai corvidi. All’improvviso, questi ultimi si levano in volo formando una grande nuvola scura in alto sopra la mia testa, e proprio da questa formazione vedo precipitare dentro un vaso uno di loro.. o qualcosa di simile.
  In effetti, con mia grande sorpresa si tratta di un pappagallo cenerino, molto impaurito. A questo punto, prendo un grande vaso di plastica che utilizzo per riparare il volatile dalla vista delle agguerrite cornacchie, e non appena è tranquillo, lo accolgo in casa sperando che Grisone e Babbalù – rispettivamente il cane e il gatto – rimangano calmi. Così è ed Eusebio – lo battezzo così – si dimostra all’altezza della situazione, molto tranquillo con gli altri animali, e con il costante bisogno di trovare appoggio sulle spalle delle persone. Telefonando al Corpo Forestale dello Stato, mettendo annunci e contattando i veterinari della zona, siamo riusciti a  rintracciare il suo precedente tutore ed Eusebio tornerà molto presto con lui, ma questa storia a lieto fine, questa breve avventura non può che indurmi a  riflettere ulteriormente sul rapporto tra noi e gli altri animali che abitano il pianeta Terra.
  Osservare Eusebio mentre parlava, riconoscendo benissimo lo squillo del telefono cui seguiva il suo “pronto!”, oppure mentre compiva movimenti eleganti e complessi, mi ha indotto a comprendere ancor di più quanto abbiamo manipolato il comportamento degli animali, per renderlo a noi più gradito, ignorando i loro diritti fondamentali e cancellando le fasi della vita più importanti per ogni essere vivente. Così, per il puro e alquanto discutibile diletto di noi uomini, li abbiamo fatti nascere sostituendoci ai genitori al momento del parto o della schiusa delle uova, in modo da fornire a loro un imprinting tale da riconoscersi per sempre nella nostra specie e non nella loro: un’aberrazione, una manipolazione che serve solamente a rendere un animale, che normalmente non vorrebbe avere rapporti con il genere umano, a diventare estremamente socievole e a dipendere da lui. Così, forse per appagare sentimenti ben diversi dall’amore, le persone sono disposte a spendere anche cifre considerevoli pur di avere nella propria abitazione un pappagallo cenerino come Eusebio. Il commercio di alcune specie animali è, purtroppo, legale. Si tratta di esemplari nati e cresciuti in cattività e venduti anche giovanissimi, che possono essere ceduti solamente se accompagnati da certificati rilasciati dal CITES. Nel caso dei pappagalli o di altri volatili, l’anellino inamovibile posto su una zampa, o un microchip, identificano l’animale come proveniente da allevamento. Ma esiste anche un commercio illegale, che prevede la cattura degli esemplari liberi in natura, sia adulti da destinare alla reclusione e alla riproduzione, sia giovani  prelevati dai nidi o uova. Sono soprattutto gli allevatori senza scrupoli a farne richiesta, e nel caso dei pappagalli le motivazioni sono molteplici e tutte false: c’e’ l’allevatore che sostiene che un “ricambio di sangue” sia necessario per “produrre” esemplari più sani e resistenti, c’e’ chi acquista dei pappagalli in loco con il pretesto di aiutare la popolazione locale mentre si tratta di vera e propria speculazione e c’e’ chi addirittura giustifica l’allevamento con finalità di conservazione della specie- ovviamente inesistenti.
  Le pratiche cruente di cattura, i viaggi cui sono sottoposti gli animali, per non parlare dello stress dovuto alla reclusione forzata e alla libertà perduta, causano vere e proprie stragi: molte specie sono ormai a rischio di estinzione proprio a causa delle catture illegali. Chiunque compri un animale esotico, spendendo anche cifre notevoli, alimenta involontariamente anche il mercato nero, senza contare che alcuni esemplari vengono in seguito abbandonati, a volte con l’assurda giustificazione di regalare la libertà ma condannando gli esemplari ad una lunga agonia, in un habitat a loro estraneo.
  Intanto, guardando ancora Eusebio, mi auguro che ognuno possa un giorno recarsi in Kenya, nella Guinea, nel Madagascar e in altri stati del Sud Africa per ammirare questi splendidi pappagalli liberi in natura. Basta osservare la poesia del loro volo, la magia dei loro colori nelle savane e nelle foreste, e ascoltare i loro complessi gorgheggi per far dimenticare ogni voglia di inutile possesso: sarebbe impossibile riprodurre tale perfezione, anche per un momento. Invece, rivolgiamo il nostro interesse alle specie che hanno deciso di convivere con noi uomini, e che aspettano in gran numero di essere accolti in una famiglia. Si tratta degli unici animali veramente domestici: il cane e il gatto.
  Ma non acquistiamoli, andiamo a adottarli nei canili e nei gattili, e compiamo un vero atto d’amore.

 

La rubrica di Andrea Brutti per Il Respiro

 Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni