Ricordate il mito di Apollo e Dafne? Ce ne sono varie versioni, che differiscono un po' sull'identità della fanciulla inseguita dal dio invaghito e bramoso. La più nota è forse quella narrata da Ovidio, cui si ispirò Gian Lorenzo Bernini per realizzare giovanissimo, fra il 1622 e il 1625 (era nato nel 1598, dunque quando iniziò l'opera aveva 24 anni) uno dei suoi capolavori, custodito alla Galleria Borghese di Roma.
Si tratta di un celebre gruppo marmoreo in scala naturale, che raffigura Apollo nell'atto di afferrare la ninfa che non vuole cedergli. Dafne intende infatti mantenersi casta e per soccorrerla gli dei la trasformano in albero di alloro. Parte del corpo della fanciulla è già avvolto dalla corteccia e rami e foglie spuntano dalle dita.
Secondo i versi di Ovidio, sotto il legno la mano di Apollo sente ancora il battito del suo cuore.
A volte riusciamo ad amare e comprendere meglio le creature diverse da noi solo immaginandole attraverso le nostre sembianze. Ben venga allora pensare che in ogni albero c'è un cuore che batte.