La primavera è sempre più vicina e ben presto torneranno nel nostro paese molti animali che hanno preferito passare l’inverno altrove, come rondini, rondoni e balestrucci. Effettivamente è proprio questo il periodo delle migrazioni, che in genere associamo agli uccelli che tornano nei luoghi adatti alla nidificazione. In realtà a migrare sono anche moltissimi altri animali: rettili, mammiferi, insetti, pesci e anche uomini.
Le motivazioni che spingono a migrare possono essere molteplici: alcuni animali cercano luoghi adatti alla riproduzione, altri zone dove potersi alimentare o dove ci sia acqua, altri ancora per entrambe le motivazioni.
Prendiamo ad esempio le rane: con l’aumentare della temperatura, compiono dei lunghi viaggi per ritornare nelle zone adatte per deporre le uova, che spesso coincidono con quelle dove loro stesse sono nate. E’ proprio in questo periodo che, purtroppo, molti di esse attraversano le strade e sono ferite o uccise dagli automobilisti di passaggio. Si stima che alcune popolazioni potrebbero addirittura estinguersi a livello locale: è per questo motivo che sono nate associazioni che sviluppano progetti di salvaguardia e tutela di questo anfibio.
Per quanto riguarda gli insetti, il caso più conosciuto è senza dubbio quello della variopinta farfalla monarca, perché è una delle poche specie che riesce a compiere sia il viaggio di andata verso il luogo di riproduzione che quello di ritorno.
Infatti, per altre specie di farfalle, gli individui compiono solo il viaggio di andata fino a raggiungere il luogo della deposizione delle uova: sarà la generazione successiva a ritornare indietro.
Come abbiamo detto, anche i pesci migrano; quello che molti non sanno è che molte specie possono spostarsi dall’acqua dolce a quella salata. Un caso emblematico è quello delle anguille: le larve vivono in mare, ma terminano il loro sviluppo nelle acque dolci, anche a notevole distanza. Una volta diventate adulte, tornano in mare e ancora non vi sono certezze in merito alle loro zone di riproduzione.
Parlando di mammiferi, è noto che i pipistrelli compiono viaggi di svariate centinaia di chilometri per tornare nei loro rifugi, sia invernali che estivi, unendosi a volte nel loro viaggio anche alle rondini o ad altri migratori.
Ma, senza dubbio, la migrazione più imponente è quella degli gnu: ho avuto la fortuna di osservarla da vicino durante un viaggio nella mia amata Africa. E’ veramente uno spettacolo immenso: centinaia di migliaia di individui, con i piccoli al seguito, si muovono lentamente tra i parchi dei Serengeti, in Tanzania, e del Masai Mara, in Kenya, alla costante ricerca dell’acqua e delle praterie che possono offrire loro cibo. Si tratta di un viaggio per loro molto pericoloso: i predatori sono in agguato e molti di loro, soprattutto giovani, anziani e malati, non ce la faranno a completarlo. Dovranno anche riuscire a superare altri pericoli, tra cui l’attraversamento del fiume Mara: una scena molto famosa, spesso ripresa dai documentari, vede gli gnu gettarsi nelle acque del fiume per raggiungere la parte opposta, ignari del fatto che dentro le torbide acque i coccodrilli sono in agguato.
A differenza di quello che possiamo pensare guardando un documentario in televisione, queste scene viste sul posto non hanno nulla di violento: si tratta, infatti, dell’equilibrio naturale, della sopravvivenza degli animali e non, come facciamo noi esseri umani, dell’uccisione di altri esseri viventi per puro divertimento o interesse.
Le migrazioni, comunque, offrono ancora alcuni interrogativi che rimangono senza una risposta certa. Ad esempio, per molti scienziati alcuni animali percepiscono quando la durata del giorno aumenta o diminuisce, e questo indica loro quando radunarsi per partire. Per orientarsi, sembrerebbe che gli animali usino vari sistemi: la posizione del Sole, delle stelle e della Luna, oppure il campo magnetico terrestre, o ancora, gli elementi naturali come montagne, fiumi e laghi – zone che meritano di particolare tutela. A volte, l’inquinamento acustico, luminoso, olfattivo, ma anche le attività antropiche, la cementificazione, le bonifiche di zone umide e la caccia, costringono alcune specie a cambiare i cammini abituali già percorsi nei secoli da generazioni di loro avi.
Vi sono ancora molti affascinanti misteri sulla migrazione degli animali, ma una cosa è certa: è uno degli spettacoli più belli, poetici, drammatici ed emozionanti che la natura ci offre, e di cui bisogna guardare con rispetto; il vostro cuore ne sarà riconoscente.
La rubrica di Andrea Brutti per Il Respiro
Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni