E' stato proclamato lo stato di emergenza nucleare in una seconda centrale giapponese, quella di Onagawa, che si trova nell'area colpita dal terremoto - tsunami di due giorni fa. Lo ha reso noto in un comunicato da Vienna l'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Vi si dichiara che le autorità giapponesi "tentano di determinare la fonte della radioattività" ma, secondo loro, i tre reattori nucleari della centrale "sono sotto controllo".
Intanto, il Giappone ha informato di aver iniziato le operazioni di decompressione presso il reattore 3 della centrale Fukushima-1, che rischierebbe di imitare il reattore 1, il cui edificio è esploso ieri. I nipponici tuttavia sostengono che l'involucro che chiude il reattore stesso è rimasto intatto. Sulla scala INES che conta 7 livelli di allarme nucleare, quello di Fukushima-1 al momento è stato classificato 4. Il comunicato dell'Agenzia spiega ancora: "in seguito al malfunzionamento del sistema d'iniezione ad alta pressione e del fallimento di altri tentativi di raffreddare il reattore, è iniziata l'iniezione di acqua marina".
Ascoltate l'intervista su Euronews dell'esperto di nucleare francese Rambach. Come sappiamo, dato l'investimento nazionale sul nucleare, i francesi non possono certo avere una posizione allarmista sull'argomento, eppure la pacata analisi del tecnico ci suggerisce ipotesi molto preoccupanti.
Tuttavia i nostri governanti, in prima linea il Ministro dell'Ambiente Prestigiacomo, hanno ribadito ieri in modo tetragono l'intenzione di procedere sulla via del nucleare in Italia, paese tra l'altro estremamente sismico.
Di fronte alla tragedia del Giappone e a uno scenario catastrofico che potrebbe coinvolgere il mondo intero, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha dichiarato: "la nostra idea resta la stessa, non si può cambiare ogni volta".
Non è affatto una questione di parte, ma di ruoli e responsabilità. Di fronte a tanta gravissima superficialità e idiozia, ci auguriamo che questi personaggi incompetenti siano al più presto privati della facoltà di scegliere per noi, mettendo in pericolo la nostra vita, e scompaiano al più presto dalla scena politica del nostro Paese.