"E' finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate": queste da quanto riferiscono i media le parole del ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo rivolta a Paolo Bonaiuti e Giulio Tremonti nell'aula di Montecitorio, al termine della cerimonia di celebrazione per i 150 dell'unità d'Italia.
Parole di un ministro che in questi giorni, in patria e a Bruxelles, ha difeso con ardore il progetto di industrializzazione nucleare del nostro Paese, chiamando avvoltoi gli oppositori e definendo offensivamente strumentale e macabra, immancabile e di pessimo gusto quella che era secondo lei la strumentalizzazione della tragedia giapponese contro i programmi interni.
Una figura istituzionale che si conferma priva di alcuna competenza e credibilità riguardo il delicato campo d'azione di pertinenza, di cui già da giorni ci auguriamo vivamente le dimissioni.
Ma al di là del singolo esempio del ministro Prestigiacomo, disgusta in sé la logica della conversazione: scelte pesantissime, legate alla salute, alla sicurezza, all'economia e al patrimonio ambientale di uno Stato, valutate in merito al proprio consenso politico.
Quest'irresponsabilità dei nostri governanti non può essere dimenticata.