Il sole era alto quando mi svegliai; giudicai che dovevano essere già le otto passate. Me ne stavo sdraiato sull'erba, nell'ombra fresca, fantasticando, e godevo di sentirmi riposato e soddisfatto. Vedevo il sole da una o due fessure della ramaglia, perché gli alberi erano tanto alti e fitti che impedivano tutt'intorno la vista del cielo. C'erano chiazze luminose sul terreno dove il sole filtrava attraverso il denso fogliame, chiazze di luce che cambiavano spesso di posto, come volessero mostrare che al di sopra degli alberi passava una brezza leggera. Una coppia di scoiattoli da un ramo pareva che mi volesse borbottare qualche cosa di amichevole.
Mi sentivo tanto pigro e stavo così bene che non avevo nessuna voglia di alzarmi e di preparare la colazione. Avevo ripreso sonno, quando lontano sul fiume mi parve di sentir echeggiare un profondo rimbombo. Mi sollevai e appoggiato sul gomito ascoltai: ben presto il boato si ripeté. Allora saltai su, mi feci avanti, guardai attraverso le foglie che mi ricoprivano, e vidi un ciuffo di fumo bianco sull'acqua, lontano, e un ferry, carico di gente, seguiva la corrente. Capii subito la cagione del rombo. Sentii un nuovo buum! e vidi il fumo bianco schizzar dal fianco del ferry: da bordo sparavano cannonate nell'acqua nel tentativo di far venire a galla la mia carcassa.
Ero affamato come un lupo, ma non potevo accendere il fuoco, perché avrebbero potuto scorgere il fumo. Così rimasi fermo a guardare quello del cannone e ad ascoltarne il rombo sull'acqua. Il fiume era largo almeno un miglio, in quel punto, e sempre molto bello nelle mattine d'estate e vi giuro che, se avessi potuto mangiare un solo boccone, avrei goduto, in tutte le sue fasi, il più gustoso degli spettacoli. Mi sovvenni allora dell'usanza di mettere l'argento vivo nelle pagnotte e di lanciarle nell'acqua, per la credenza che queste pagnotte vadano dritte sui cadaveri degli annegati e ci si fermino sopra. Così pensai di stare attento se qualche pane galleggiasse intorno a me per acciuffarlo. Cambiai sponda per questo. Me ne andai dalla parte che guarda l'Illinois per vedere se la fortuna mi avesse aiutato più facilmente, e non rimasi deluso. Una grossa treccia di pane navigava rasente alla riva, ed io tentai con un lungo ramo di fermarla, ma i miei piedi sdrucciolavano ogni volta che stavo per prenderla e galleggiava più lontano. Naturalmente ero dove la corrente scorre più vicina alla riva e sapevo che da un momento all'altro qualche altra pagnotta sarebbe passata. Così fu, e questa volta non me la lasciai sfuggire, le fui sopra, scossi l'argento vivo e vi attaccai i denti. Era pane di forno e di prima qualità: non l'ordinario pane di granturco.
Avevo scoperto un buon osservatorio tra le foglie, mi misi a sedere su un ceppo, guardando il ferry e mangiando il mio pane a grossi bocconi, abbastanza soddisfatto. In quel momento una cosa mi colpì: mi ricordai come la vedova e il curato pregassero perché il pane quotidiano mi trovasse ogni giorno, ed ecco che la pagnotta che avevo in mano era venuta e mi aveva scoperto. Così non c'era dubbio che c'è qualche cosa di vero in quella cosa. Ma bisogna dire anche che c'è qualche cosa quando chi prega è una persona come la vedova o il curato, invece se ero io che pregavo non serviva a nulla, ed io penso che funziona soltanto quando chi prega è la persona adatta.