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MANUALE DI CONVIVENZA - I rondoni
foto presa da vialattea.net

  Dopo aver parlato di rondini e balestrucci, il Manuale di Convivenza oggi parlerà dei rondoni; instancabili ed eccezionali volatori che, contrariamente a quanto il nome possa far pensare sono molto diversi dalle due specie descritte la scorsa puntata.
  Hanno con loro in comune la rotta migratoria, molto simile, anche se percorsa in periodi diversi. I rondoni arrivano nei nostri cieli a fine marzo o nei primi giorni di aprile, e ripartono già dal mese di agosto per iniziare il lungo viaggio di ritorno che li riporterà in Africa.
  Anche i rondoni, al pari di rondini e balestrucci, si nutrono di enormi quantità di insetti, catturati esclusivamente in volo grazie al loro becco caratterizzato dall’essere molto largo.
  A prima vista, la loro silhouette somiglia vagamente a quella della rondine e quindi potrebbe ingannare un occhio poco esperto, generando un po’ di confusione nell’identificazione della specie. Ma non appena si osservano le zampe, che sono dei veri e propri artigli, iniziano a nascere i dubbi: non a caso, molti li scambiano per piccoli “aquilotti”.
  Di certo a nessuno verrebbe in mente che i rondoni siano parenti stretti dei colibrì. Infatti, entrambe le specie appartengono all’ordine degli apodiformi, termine che deriva dal greco e che significa “privo di piedi”: sia i colibrì sia i rondoni hanno infatti degli arti inferiori che non consentono loro di stare in piedi o saltellare come gli altri uccelli. Proprio per questo, e a differenza di quanto accade con le rondini e i balestrucci, gli esemplari che si ritrovano a terra non sono quasi mai in grado di riprendere il volo, e vanno sempre raccolti, siano essi adulti o giovani, consegnandoli quanto prima al centro recupero fauna più vicino.
  Il rondone utilizza questi suoi artigli solo occasionalmente, non come i rapaci per nutrirsi ma per aggrapparsi alle pareti rocciose o ai palazzi.
  E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un volatore eccezionale. Le lunghe ali unite alla sua particolare struttura fisica gli permettono di non posarsi mai in terra: mangia, si riproduce, e.. dorme persino in volo! Quando infatti si avvicina la notte, i rondoni volano sempre più in alto, dopodiché iniziano a entrare in una sorta di dormiveglia che viene definito “sonno uni-emisferico”: mentre un emisfero del cervello si “addormenta”, l’altro controlla il volo.
  Ovviamente, durante la fase della riproduzione, le femmine che stanno covando passano la notte nel nido. I rondoni scelgono di preferenza le zone centrali delle grandi città per nidificare: sembra, infatti che gli alti palazzi storici, come per esempio quelli di Roma, siano da loro scambiati per pareti rocciose, e che quindi proprio qui trovino facilmente delle cavità poste agli ultimi piani degli stabili dove deporre delle uova.
 
 A volte potrebbe crearsi qualche problema di convivenza con gli esseri umani, soprattutto quando decidono di nidificare nei vani degli avvolgibili delle serrande. In questi casi basta pazientare e non disturbare: in poco tempo i giovani rondoni saranno già in grado di volare ed usciranno dal nido divenendo, da quel giorno, degli adulti totalmente autonomi. Questo li differenzia dalla maggior parte delle altre specie di uccelli che hanno invece bisogno di un periodo di “apprendistato” e che sono seguite dai genitori anche dopo l’uscita dal nido. Questa loro peculiarità è dettata da ragioni fisiche – sarebbe molto complicato poter seguire in volo e addestrare alla vita selvatica diversi “fratelli” - ma anche da questioni di tempo: in un periodo assai breve devono arrivare, rifocillarsi dalle fatiche del lungo viaggio della migrazione, riprodursi, crescere ed entro il mese di agosto, essere in grado di ripartire per l’Africa.
  Dopo aver letto quanto ho raccontato la scorsa settimana sulla rondine, oggi sarete in grado di comprendere le enormi e affascinanti differenze che esistono tra le due specie molto diverse tra loro.
  Per poter vedere ancora meglio le loro straordinarie acrobazie, i loro giochi a “rincorrersi” in volo, le particolari sagome a falce che si stagliano nel cielo emettendo forti “urla”, salite su un terrazzo o in un balcone elevato situato in zone centrali o semicentrali della vostra città. Vi troverete di fronte ad uno spettacolo unico e ipnotizzante, ancor di più se l’osservazione viene effettuata alla fine dell’estate quando i volatili sono particolarmente attivi: ci renderemo conto che anche per noi sta per finire la bella stagione, e penseremo di nuovo al momento in cui essa tornerà e con lei, dopo un viaggio avventuroso, misterioso e segreto, torneranno a popolare i nostri cieli questi splendidi volatili.


La rubrica di Andrea Brutti per Il Respiro


 Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni




Data: 02/04/2011
Autore: ANDREA BRUTTI
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