Ogni festa comandata prevede una mattanza di animali di proporzioni incalcolabili, promossa e spinta all'estremo dal sistema industriale.
Per giustificare questi rituali primitivi, ci si richiama alla tradizione.
E' sempre tradizionale quello che fa comodo al mercato, o alla pigrizia mentale.
La Pasqua, che più di ogni altra ricorrenza dovrebbe celebrare la vita e la speranza, impone non certo dalle origini uno dei massacri più orribili e anche simbolicamente impressionanti: quello degli agnelli.
Posto che ogni sacrificio è in antitesi con lo stesso messaggio cristiano (benché la Chiesa abbia sempre dimostrato tutta la sua debolezza temporale evitando di rispettare la vita degli animali) comunque uno la pensi è abbastanza evidente che un giorno di riflessione religiosa richiede spiritualità, non certo bagni di sangue.
E anche chi festeggi da laico, potrà farlo molto meglio e più degnamente senza banchettare con la breve vita di altri individui.
E' questa la nuova tradizione: quella della modernità, del buon senso e di quanto possiamo perfettamente permetterci.
Non siamo affamati, non siamo contadini intorno al bracere, siamo poveri ma ancora non ce ne rendiamo conto e comunque non abbiamo bisogno di consolarci sbranando agnelli.
Nessuna persona civile e progredita mangia l'agnello a Pasqua (né mai).