Di questi tempi coloro che sono interessati a favorire i progetti nucleari in Italia e a riprendere più in là il discorso dopo un congelamento strategico, sostengono l'importanza di riflettere, ma senza lasciarsi prendere da emotività e facile demagogia, liberi da suggestioni della catastrofe giapponese.
Ora, non si vede perché mai bisognerebbe evitare di farsi suggestionare dalla catastrofe giapponese.
Se le tragedie conoscono un riscatto, questo sta proprio nella loro capacità di fornire fondamentali informazioni, dati, spunti di riflessione.
Se non ci lasciassimo influenzare da quanto sta accadendo a Fukushima, e se non pensassimo, saremmo semplicemente stupidi.
Terremoto e tsunami sono eventi eccezionali? Le centrali nipponiche sono vecchie?
Certo, nessuno auspica a breve simili cataclismi in Italia, ma viviamo in un paese sismico. Inoltre, violenti cambiamenti climatici ci sorprendono di continuo. Quindi, seppure di nuovissima generazione, il nucleare è una fonte energetica che prevede impianti delicati e assai rischiosi, dalla gestione più che complessa: figuriamoci in una nazione purtroppo corrotta e politicamente fragile, instabile come la nostra.
Ancora, la questione dello smaltimento delle scorie è irrisolta del mondo, con buona pace dei menzogneri spot pubblicitari.
Per concludere, c'è una banalissima domanda a cui chi parla di emotività e demagogia dovrebbe rispondere: chi sarebbe disposto ad accogliere una centrale nucleare nel proprio comune di residenza?
In questo momento, il discorso nucleare sembra sospeso, assieme ai tergiversamenti sul referendum per evitare di affrontare altre questioni centrali, come il diritto di noi tutti a quel bene primario e vitale che è l'acqua.
Dobbiamo invece pretendere di chiarire e risolvere questi argomenti una volta per tutte.