C'è un film patrimonio dell'umanità che ogni giovane dovrebbe vedere, ogni scuola proiettare, il più grande film che esalta la pietà di fronte all'orrore della guerra e delle stragi per mano d'uomo: è L'Arpa Birmana, 1956, del giapponese Kon Ichikawa, In Birmania nel luglio del 1945, verso la fine della guerra tra giapponesi e birmani, il soldato Mizushima, dal carattere allegro e aperto e che allieta con una rustica arpa i suoi camerati, fallisce una missione e si trova di fronte alla terribile scena dell'ecatombe di centinaia di soldati morti. Disperato di fronte all'eccidio, si fa monaco errante e rinuncia finita la guerra a tornare a casa con gli altri.
Nascosto dentro la grande statua di un Budda, suona un'ultima volta la sua arpa per i compagni; ma non partirà con loro, e in una lettera che il capitano leggerà sulla nave che li riporta a casa, Mizushima spiega la sua decisione:" Non c'è nessuna risposta umana possibile di fronte all'orrore dell'eccidio, della strage a opera dell'uomo di esseri viventi. Nessuna, se non la pietà e la compassione. Io non tornerò finché l'ultimo di quei morti non sarà seppellito e onorato dal mio ricordo; che ciascuno degli esseri uccisi sappia che egli è stato ricordato e amato, uno a uno". Perché l'unico riscatto dagli orrori dell'esistenza , dal raccapriccio di fronte a ogni strage , l'unica resistenza possibile agli sfaceli del mondo parte dalla rivolta contro la disumanità, dal riaffermare il valore dell'affetto e dell'empatia, è la compassione, è non tacere, è suonare l'arpa dell'espressione della propria emozione, è la pietà come dignità, come estrema risorsa di fronte all'indicibile sgomento suscitato da ogni strage, è la necessità della memoria e di non dimenticare. Quando i compagni di ritorno sulla nave già vogliono dimenticare gli orrori e le stragi, MIzushima resiste alla devastazione del mondo non con l'oblio ma col ricordo d'amore, infrangendo il tabù che ordina di non proteggere, di non essere solidali, di non amare, e che ci invita a uccidere con tanta facilità.
In questi giorni di Pasqua in Italia sono stati uccisi 2 milioni di agnellini, ma prima, durante e dopo il loro pasto cruento gli italiani hanno in fretta dimenticato quale sofferenza, quali laghi di sangue, di belati, di pianti delle pecore quando vengono loro strappati i piccoli, quali tormenti atroci delle bestioline sgozzate e appese per ore a dissanguarsi sia costata quella cotoletta d'abbacchio."
"Facciamoci allora sovversivi, dice Marguerite Yourcenar, "rivoltiamoci contro l'ignoranza, l'indifferenza, la crudeltà, che d'altronde non si esercitano così spesso contro l'uomo se non perché si sono fatte la mano sulle bestie. Ricordiamoci, in quanto occorre sempre ricondurre tutto a noi stessi, che ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati,meno vagoni piombati che trasportano alla morte le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l'abitudine ai furgoni dove le bestie agonizzano senza cibo e senz'acqua dirette al macello, meno selvaggina umana stesa con un colpo d'arma da fuoco se il gusto e l'abitudine di uccidere non fossero prerogativa del cacciatore. E nell'umile misura del possibile, cambiamo (ovvero miglioriamo se possibile) la vita" ( M. Yourcenar, Il Tempo, grande scultore,1981).
Tutto l'anno, e ogni anno all'approssimarsi della Pasqua io soffro pensando agli agnelli, io ho voglia di dire agli animali, a tutti gli animali: fuggite dagli uomini, allontanatevi da loro; e contro l'indifferenza e la disattenzione comune parlo degli agnelli e prego gli amici di ricordarsi di non mangiarli.
La sofferenza è uno scandalo che non bisogna accettare mai, sia negli uomini che negli animali.
"Ah! l'animalità, tutto ciò che si trascina e tutto ciò che si lamenta sotto l'uomo, quale posto di una simpatia immensa bisognerebbe fargli, in una storia della vita!", dice Zola.
Suona per gli agnelli di Pasqua, suona ogni giorno dell'anno per tutti gli animali, arpa birmana.
La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro
Luciana Marinangeli e' scrittrice, francesista e presidente dell'Associazione l'Alberata