Come ogni anno Roma è in allarme - ma non è la sola città - a causa delle potature fuori stagione.
Adesso è la volta di un gran numero di platani, da viale del Vignola alla Sinagoga, su cui il Servizio Giardini dovrebbe intervenire da lunedì.
Ogni volta, dappertutto, esiste una parvenza di pretesto.
C'è stata una raffica di vento anomala, un ramo è caduto dove non sarebbe stato opportuno, così si dà istericamente il via al ridimensionamento di ogni chioma.
Nidi, uova, pulcini, cuccioli di piccoli mammiferi: questo è il momento pieno della riproduzione ed è evidente che laddove si interviene moriranno tutti. Eppure sembra che l'obiezione, unita all'elementare regola nota a chiunque, ripetuta alla nausea, che non si pota nel periodo vegetativo, non faccia presa.
Possibile allora, ci si domanda, che ogni volta sia obbligatorio combattere, sollecitare la stampa, minacciare o sporgere querele, per far sì che scempi tanto idioti non abbiano luogo?
Per quale ragione, ci si chiede, ogni anno gli amministratori e i loro tecnici si sottopongono a un simile calvario critico e non preferiscono procedere con giudizio e utile anticipo?
Quel che viene da sospettare, per non credere solo a gravi superficialità e ottusità, è in alcuni casi che esistano interessi. Legati in modo particolare al riciclo delle biomasse (ottima iniziativa, quando però rami e foglie sono effettivamente scarti secchi eliminati nei mesi opportuni) e a una conseguente vendita del compost, che tra l'altro non porterebbe alla comunità né agli alberi alcun beneficio.
Si tratta solo di ipotesi, poi ve ne sono altre. Quel che è certa è l'urgenza di approfondirle, per squarciare il velo di questa nociva irrazionalità.