Come abbiamo detto in precedenza, la primavera e l’estate sono le stagioni più importanti nella vita degli animali selvatici in quanto coincidono con la fase riproduttiva: gli uccelli nidificano, i pipistrelli cercano il luogo idoneo per partorire e molti altri animali sono nascosti nelle tane per prendersi cura della prole. I genitori e i piccoli nelle prossime settimane dovranno affrontare numerose difficoltà, in un ambiente ostile e molto spesso profondamente diverso da quello naturale, ma nonostante ciò una piccola percentuale di loro riuscirà a sopravvivere ai pericoli che l’aspettano grazie alle strategie e all’istinto.
Esistono però anche altri tipi di ostacoli cui gli animali selvatici non hanno la possibilità di opporsi, e che spesso decretano la loro morte: l’uccisione dei piccoli e la distruzione dei nidi.
Non sto parlando di atti di singoli cittadini contro gli animali selvatici, che sono delle eccezioni – seppur gravissime sotto il profilo etico oltre che una violazione delle nostre leggi – ma degli interventi di potature e tagli di alberi, siepi e prati che avvengono in questo periodo. Si tratta della più aperta violazione delle direttive comunitarie, della legge 157/92 sulla protezione della fauna selvatica e delle normative regionali, che le amministrazioni comunali commettono davanti ai nostri occhi, andando persino contro i loro stessi regolamenti.
Il sinistro rumore delle motoseghe si abbatte sugli alberi e sulle siepi dove hanno nidificato gli uccelli, causando la morte dei piccoli e la distruzione dei nidi.
Senza contare che sarebbe purtroppo limitativo pensare che i tagli e le potature rappresentino un rischio solo per gli animali che occupano gli alberi interessati dagli interventi. Esiste, infatti, il disturbo biologico, che causa l’abbandono dei siti di nidificazione e di riproduzione vicini da parte di genitori spaventati e in preda al panico che difficilmente torneranno a prendersi cura dei piccoli, ritenendo quel luogo troppo pericoloso.
Come se non bastasse, effettuare potature in piena primavera o in estate significa compromettere la vita stessa dell’albero, ormai in piena fase vegetativa. Sono interventi che devono essere pianificati per la stagione tardo autunnale ed invernale ma che, per ragioni forse economiche e di bilancio, non sono mai eseguite nella giusta stagione.
Le associazioni, come La Vita degli Altri e il nostro network Il Respiro, sono costantemente impegnate soprattutto nelle città per denunciare questo tipo di abuso ai danni degli animali selvatici e della vita vegetale. Ma è la voce dei cittadini, la nostra voce, che deve manifestare la propria indignazione nei confronti di quanto avviene.
Gli alberi e le siepi, come anche i prati selvatici in cui nidificano tra gli altri rapaci come le albanelle, sono spesso considerati elementi urbanistici di contorno e quindi di importanza secondaria. Anzi, spesso elementi come siepi troppo folte o erba troppo alta sono addirittura considerati come “sporcizia” – la cosiddetta erbaccia – o come fonti di pericolo perché potrebbero attrarre animalicon rischi per l’incolumità delle persone e – giuro l’ho sentito dire! – per la vita dei bambini: è sconcertante costatare quanto poco o nulla i comuni abbiano fatto per la diffusione di una corretta informazione.
Come cittadini responsabili e preparati dobbiamo agire senza aspettare che qualcuno lo faccia per noi. Prepariamo le nostre “armi”: i numeri di telefono e di fax degli uffici comunali preposti alla cura del verde, i recapiti delle associazioni animaliste ed ambientaliste che possono consigliare su ciò che occorre fare, le rubriche dei quotidiani cui scrivere manifestando il proprio dissenso.
Se ci troviamo ad essere presenti durante un taglio o una potatura effettuata in questo periodo, dobbiamo assicurarci che non vi siano nidi e piccoli in terra. In caso contrario, consiglio personalmente di fotografare quanto avvenuto, di raccogliere qualche testimonianza, di contattare il Corpo Forestale dello Stato (al numero 1515) e, nel frattempo, tenere sotto controllo i piccoli.
Se ognuno di noi imparasse ad essere “sentinella” del proprio isolato, avremmo il territorio ben controllato da ogni genere di abuso, e le amministrazioni locali, che spesso danno per scontato l’intervento delle associazioni, rimarrebbero spiazzate di fronte alle legittime proteste dei singoli cittadini.
Per concludere vi allego i riferimenti normativi che potete citare nelle vostre proteste:
. Direttiva 79/409/CE aggiornata alla direttiva 2009/147/CE sulla conservazione degli uccelli selvatici: articolo 5 (il divieto di:…distruggere o di danneggiare deliberatamente i nidi e le uova e di asportare i nidi; di disturbarli deliberatamente in particolare durante il periodo di riproduzione e di dipendenza)
· Legge 157/92 sulla protezione della fauna selvatica: art. 21
« divieto di … distruggere o danneggiare deliberatamente nidi e
uova, nonche' disturbare deliberatamente le specie protette di uccelli »
. Legge 189/2004 contro il maltrattamento degli animali.
E non dimenticate di segnalare interventi di tagli e potature anche qui nel nostro bellissimo sito!
La rubrica di Andrea Brutti per Il Respiro
Andrea Brutti e' esperto di tutela degli animali selvatici ed e' consulente di diverse associazioni animaliste nazionali; ha contribuito alla creazione del Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma che ha gestito per 10 anni