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IL PAESAGGIO E' UNO STATO D'ANIMO - Il ragazzo e la sequoia
foto presa da bloogz.it

       Oh, maestoso albero
      dal suol ti slanci
      a sfiorar l'ilare cielo!
      I primi barlumi del dì
      son tuoi e liete aure
      ti smuovon le verdi chiome
      in un dolce sussurro.
      In tanto scivolar di secoli
      e di millenni, tu sei là
      o Sequoia, maestosa come l'immortale
      ardor di prima giovinezza.
      Quanti mondi dall'alto
      delle tue fronde
      hai visto ruotare!
      Ed hai osservato
      il progredir dell'uomo
      che, quando tu spuntasti
      dal materno suolo,
      Iniziava in oriente
      ad usare segni scritti.
      Eri già di tre millenni
      quando un uomo venuto da lontano
      di nome Colombo
      approdò alle tue terre,
      e col passar del tempo
      gli Europei nudarono il tuo suolo
      di molti beni.
      Ora sei sempre là
      ed imperiosa in aspetto
      saggia mediti i tuoi posteri anni.
      Se il soffio inquinato dell'urbe
      continuerà a lordare
      l'aere terrestre,
      insieme a te
      la natura sarà mutilata
      e tu cadrai abbattuta al suolo
      col grave peso
      dei passati millenni.
      I nostri cuori son colmi di speme
      che in mente d'alcuni
      uomini ritorni il senno
      e ti lascino là,
      maestosa nella letizia
      dei tuoi anni
      e nel tuo eterno
      fior di giovinezza.

 

      Chi scrive così? Un arcade? Un poeta romantico? Nel Settecento, nell'Ottocento? No. L'autore è un ragazzo di 15 anni, Giordano Scappucci, che scrive questa poesia nel 1992, quando è studente del Liceo "Tasso" di Roma, classe V A.
    A quell'epoca la sottoscritta, docente  in quell'Istituto di lunga tradizione, si era accorta di come nella preparazione  di quei ragazzi che assieme ai loro colleghi del Liceo "Visconti" avrebbero fatto parte della futura classe dirigente del paese non fosse mai previsto l'insegnamento dell'attenzione alla natura, della responsabilità dell'uomo verso gli alberi e gli animali, l'acqua e la terra. Nel 1991 un concordato tra il Ministero dell'Ambiente e quello della Pubblica Istruzione aveva stabilito che l'insegnamento dell'ecologia doveva far parte contestuale di ogni materia: che fosse l'ora d'italiano o quella di fisica, quella di lingua straniera o quella di storia, si doveva parlare di ambiente e di come rispettarlo e conservarlo. Ma nessuno faceva veramente qualcosa  del genere. Non era per cattiva volontà, era per mancanza di preparazione ecologica dei docenti, era per ignoranza delle famiglie che non sapevano che anche la scuola era tenuta - per legge, per quel concordato- a fare la sua parte nell'educazione dei giovani al rispetto della natura. La scuola organizzava  gite all'estero, gite nei musei, gite a teatro. Ma mai in un parco, mai in un giardino. La natura era ridotta ai poveri animali disseccati nelle austere bacheche della sala di scienze, agli atlanti polverosi che schematizzavano le fasi della crescita del mondo vegetale  con colori tristi, spenti, lontani dallo splendore dei fiori  e degli alberi vivi, freschi. Nessuna pianta ai finestroni delle aule,  e nel cortile una zolla polverosa sporca di cartacce lasciava a malapena sopravvivere il fusto spoglio e lunghissimo di una vite che si inerpicava eroicamente verso il terrazzo, dove, secondo la leggenda, il portiere la coltivava e riusciva perfino a cogliere qualche grappolo; ma nessuno l'aveva visto. Che fare?
 
Qualche piccola cosa; ma piccolo non vuol dire non importante. Per esempio, un banco di informazione ecologica permanente, in pratica un tavolino sistemato in posizione strategica, vicino alla segreteria, carico di depliants informativi delle maggiori associazioni ambientaliste, raccolte di firme per le loro battaglie e adesivi ecologici accattivanti(molto popolare la celebre, sfacciata vignetta della Lega contro la caccia:"Se ti piace  tanto sparare all'uccello, perché non spari al tuo?", che il preside non doveva aver visto quando aveva dato l'OK;  ogni mattina il banchetto veniva riordinato e rifornito.
  Un'altra piccola cosa: la zolla di terra del cortile ripulita dalle cartacce, seminata a fiori e innaffiata: un giorno un ragazzo di quelli che avevano seminato si accorge di una cosa strana: il lungo, spellato, scuro tronco della vite che dalla zolla del cortile sale fino al terrazzo, sempre rimasto nudo a memoria di studente, improvvisamente ha messo una foglia verde, e dove? Vicino alla finestra prossima al banco del ragazzo innaffiatore...
 
E un'altra piccola cosa ancora: tutta la classe che fa una lezione speciale. Una visita all'Orto Botanico: che visi felici, nella foto ricordo. Aveva ragione Montaigne, quando diceva che nella scuola devono entrare le nove Muse, deve entrare la gioia.
 
E un'ultima cosa ancora: un concorso per la più bella poesia dedicata agli alberi; vince Giordano Scapucci, il nostro quindicenne. Racconta di aver visto quella sequoia durante un viaggio in America, un albero gigantesco denominato "Generale Marshall". Trovai il linguaggio, i termini che aveva usato, molto strani per un ragazzo di quell'età, anche se studente di liceo classico, e portai  la poesia ad Amelia Rosselli, la  più grande poetessa contemporanea, perché mi spiegasse quelle parole così antiche, quasi dantesche. E Amelia disse: "Certo. Tale il sentimento, l'emozione che deve aver provato, che le parole normali non gli bastavano, ed è andato a cercare quelle diverse, quelle di un altro tempo, per esprimere la rarità , la grandiosità di quell'albero".
  Ho conservato quella poesia in tutti questi anni, fino a questo giorno in cui si celebra la Giornata Internazionale delle Grandi Foreste. Vi prego, non tradiamo l'emozione di un ragazzo, che sia lunghissima la vita dei grandi alberi,  di tutti gli alberi. E dell'acqua che li nutre, chiara, preziosa e bella, come dice san Francesco, chiara, fresca e dolce, come dice il poeta. Che resti libera, dono del cielo per tutti.

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 Mettiamo anche una piccola risposta ai ragazzi della Toti- Deledda:

 " Cari ragazzi,

      la vostra scuola avrà i suoi alberi: tante palmette alte come voi, e vedrete come sono svelte a crescere. Nei prossimi giorni l'Uomo che Piantava Alberi viene alla scuola per visionare i vostri spazi ; le piante arriveranno entro la fine dell'anno scolastico. Per quanto riguarda il parco, bisogna convincere il vostro Municipio a dare il permesso ; anche voi bambini potete scrivere una letterina al Presidente della vostra Circoscrizione, usando le vostre parole e dicendo esattamente quello che avete detto a me. Ditegli: "Ti dispiacerebbe darci il permesso? Puoi farci giocare in un posto fresco, non possiamo farlo sotto il sole in mezzo alla polvere". Vedrete che dirà di sì. E intanto raccogliete in un sacchetto di plastica tutti i noccioli di frutto che potete, ciliegie, nespole, albicocche, meloni: le seminerete, le farete crescere voi. Vi abbraccio".


La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro

 Luciana Marinangeli è scrittrice, francesista e presidente dell'Associazione L'Alberata 

Data: 06/06/2011
Autore: LUCIANA MAINANGELI
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