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Gestione e prevenzione della siccità: l'esperienza catalana
foto presa da blogeko.iljournal.it

  Da diversi anni la scarsità d’acqua e i fenomeni estremi di siccità stanno diventando un problema per l’Europa. Questo è particolarmente rilevante per l’Europa mediterranea e per alcuni paesi come Regno Unito e Ungheria. Si stima che circa 200 milioni di persone siano state o saranno colpite da siccità o scarsità d’acqua in tutto il continente. Questo problema è stato analizzato nel contesto più ampio del cambiamento climatico e la stessa Commissione Europea ha istituito gruppi di lavoro per studiare le interazioni tra questi processi e altri fenomeni e strategie legati alla gestione dell’acqua.
 
La scarsità di risorse idriche o la sua totale assenza (siccità), ha effetti su tutto il ciclo naturale dell’acqua. Per esempio, diversi studi della Commissione Europea prevedono per i prossimi anni una diminuzione del ruscellamento superficiale dell’acqua (vale a dire quella porzione di pioggia che, una volta caduta al suolo, scorre in superficie per poi ricaricare fiumi, laghi ed altri corpi idrici); un aumento delle temperature medie annuali e una diminuzione delle precipitazioni medie annuali in tutta Europa, con particolare intensità nell’area mediterranea. In questo contesto è di fondamentale importanza una gestione strategica e lungimirante delle risorse idriche disponibili e una proiezione della loro disponibilità futura specialmente in relazione ai consumi attuali e ad un’ipotesi di incremento degli stessi negli anni futuri.
 
L’implementazione della Direttiva 2000/60/CE e la strategia Europea per la scarsità dell’acqua e la siccità coordinata dalla Commissione Europea, identificano come una priorità includere nei piani di gestione di bacino una previsione delle risorse idriche disponibili, un piano per ottimizzare e rendere efficiente la domanda d’acqua attuale e futura, e sulla base di queste previsioni pianificare attentamente sia la gestione delle fonti idriche attuali, sia la necessità di creare (o ripristinare) fonti alternative per poter soddisfare la domanda d’acqua in prospettiva.
  Tutto ciò senza dimenticare che il piano di gestione di bacino richiede che qualsiasi misura pianificata sia economicamente sostenibile e funzionale al raggiungimento degli obiettivi della Direttiva 2000/60/CE in tutti i corpi idrici del bacino idrografico. Questo vuol dire che per esempio, nel caso si evidenzi la necessità di creare nuove fonti di risorse idriche, sarebbe necessario scegliere quella che ha una relazione costo/volume d’acqua prodotto più basso. Inoltre, per aiutare il raggiungimento degli obiettivi marcati dalla Direttiva Europea, durante l’analisi della disponibilità d’acqua in relazione alla domanda della stessa si devono tenere in conto gli usi ambientali di questa risorsa, cioè la quantità d’acqua necessaria perché fiumi, laghi, paludi, acquiferi ed in generale qualsiasi corpo idrico, possa raggiungere un buono stato ecologico.
 
Risulta evidente, come del resto esige la Direttiva 2000/60/CE, che la natura di interesse generale di questo tipo di pianificazione delle risorse idriche, sia svolta da un ente regolatore imparziale e super partes che, per ogni bacino idrografico, si occuperà di allocare le risorse idriche in modo da soddisfare tutti gli usi, avendo cura al contempo di riservare parte di queste risorse per l’ambiente e che il consumo d’acqua di ogni uso sia efficiente e coerente con gli obiettivi marcati dalle Direttive Europee. Un ente che svolge queste funzioni si definisce ente regolatore, che dovrebbe essere assolutamente un ente pubblico per prevenire ogni conflitto di interesse e problema durante la allocazione delle risorse disponibili.
 
In tale panorama è significativa l’esperienza della gestione di un fenomeno estremo di siccità avvenuto in Catalogna durante il periodo 2007-2008. Questo episodio è stato il più duro mai registrato negli ultimi 67 anni e vede la sua origine in una costante diminuzione della precipitazione iniziata nel secondo semestre del 2004.
 
La vulnerabilità della Catalogna risiede nel fatto che le sue riserve idriche sono più o meno uguali alla domanda annuale d’acqua. Per esempio nell’area metropolitana di Barcellona, dove risiedono circa 5,5 milioni d’abitanti ed il 70% delle industrie del paese, la relazione della riserva disponibile e la domanda è esattamente 1/1. Chiaramente questa situazione non è sostenibile se non si verifica nessuna precipitazione per un lungo periodo di tempo, cosa accaduta nel biennio 2007-2008.
 
Per far fronte a questa situazione il governo catalano (Generalitat de Catalunya) ha approvato due decreti straordinari che, a parte prevedere interventi straordinari, promuoveva misure strutturali a lungo termine per diminuire la vulnerabilità del sistema verso eventi di questo genere. Tutte queste misure sono state messe in atto sotto la direzione e la responsabilità dell'Agenzia Catalana dell’Acqua (ACA), ente pubblico del governo catalano che è responsabile del ciclo dell’acqua in questa regione, svolgendo anche quelle funzioni di regolatore di cui accennavamo precedentemente. L’ACA è un operatore pubblico che oltre a svolgere le funzioni di regolatore, pianifica qualsiasi fase del ciclo dell’acqua: adduzione, potabilizzazione, distribuzione, raccolta, depurazione e restituzione al corpo idrico recettore. Inoltre l’ACA è responsabile della riscossione del cosiddetto “canon de l’aigua”, cioè la tariffa con cui si pagano tutte le fasi del ciclo idrologico. In questo senso l’Agenzia è anche responsabile dell’affidamento della distribuzione dell’acqua alle aziende interessate (siano esse pubbliche o private), coordinando inoltre una commissione di vigilanza dei prezzi per calmierare il costo di questo servizio. L'adduzione è prevalentemente operata da imprese pubbliche satelliti dell’ACA, così come la depurazione che è controllata dall’Agenzia e affidata a consorzi di amministrazioni locali che si incaricano della gestione degli impianti.
 
Il risultato di questa strategia è che oggi la Catalogna può contare su un insieme di strumenti e infrastrutture che permettono di avere una vulnerabilità molto minore ad episodi di siccità. Inoltre, tutti questi strumenti sono altamente flessibili e modulabili permettendo quindi di effettuare un controllo della domanda dell'acqua, ottimizzandola e rendendola efficiente ancor prima di pensare se sia conveniente e necessario apportare nuove risorse idriche al sistema.
 
Questo insieme di misure si compone in ordine prioritario nell’incentivare il risparmio dell’acqua, aumentare l’efficienza del suo uso, rigenerare e riutilizzare l’acqua depurata, ripristinare qualità e quantità dell’acqua in acquiferi compromessi e, come ultima misura laddove la disponibilità d’acqua sia inferiore alla domanda, apportare risorse attraverso la desalinizzazione dell’acqua marina.
 
L’applicazione di questo set di misure ha permesso per esempio diminuire del 6% la domanda d’acqua nel periodo 2007-2008 e mantenere questo livello di consumo anche negli anni successivi. La diminuzione della domanda annuale d’acqua, congiuntamente all’implementazione di altre misure, come la costruzione di 257 nuovi pozzi d’acqua grazie alla rigenerazione di acquiferi anteriormente compromessi, la costruzione di diversi impianti per rigenerare e riutilizzare l’acqua depurata, permettono di ridurre al minimo la vulnerabilità di questa regione rispetto alla scarsità d’acqua ed alla siccità, rimanendo inoltre al termine degli episodi d'emergenza come infrastrutture capaci di aumentare la qualità del servizio fornita ai cittadini. Inoltre in caso di futuri e drammatici episodi di questo genere, la costruzione di 2 impianti di desalinizzazione permette di avere una risorsa d’acqua disponibile che costituisce un ulteriore garanzia, permettendo al contempo, di mantenere nei corpi idrici catalani la quantità d’acqua necessaria per raggiungere gli obbiettivi della Direttiva 2000/60/CE.
 
Naturalmente lo sviluppo, la gestione ed il mantenimento di queste misure e strategie, ha un costo abbastanza importante. Per esempio nel periodo 2007 – 2008 l’Agenzia Catalana dell’Acqua ha dovuto investire circa 500 milioni d'Euro, dei quali circa 35 per opere d’emergenza e 390 per infrastrutture che comunque durano e continuano a fornire servizio a tutt'oggi.
 
Risulta abbastanza evidente come il successo ottenuto dalla Catalogna nel combattere la drammatica siccità del 2007-2008 è stato possibile grazie al fatto che l’Agenzia Catalana dell’Acqua riunisce in un unico ente pubblico la possibilità di pianificare gli usi dell’acqua, allocando nel migliore dei modi questa risorsa in modo da soddisfare tutti i tipi di domanda, inclusi gli usi ambientali.
 
Ancora  una volta, nel dibattito “acqua pubblica – acqua privata” la questione di chi, a chi e in che modo viene allocata la risorsa idrica, e cioè la figura del regolatore - pianificatore, assume una importanza fondamentale, che raramente vediamo evidenziata nei dibattiti a cui assistiamo nel nostro Paese.

 

Data: 08/06/2011
Autore: AL9000
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