Incontro con LUCA DE PACE
Il fratello italiano di Elzèard Bouffier, il famoso Uomo che Piantava Alberi del racconto di Jean Giono, la meravigliosa avventura piena di tenerezza e di generosità, non è un vecchio pastore pacifico e solitario, ma un giovane uomo dal fisico sportivo , che vive nella campagna vicino Roma occupandosi di demolizioni, lavoro raro e che richiede grandi muscoli, e certamente le braccia del geometra Luca De Pace farebbero l'invidia di Pop Eye. Ma il suo animo è tutt'altro che materiale, come sanno fra gli altri gli abitanti di Lucoli, in Abruzzo, i quali hanno ricevuto in dono da lui una folla di alberi per rinverdire il loro paese terremotato; come sanno gli studenti del Liceo Virgilio di Roma cui Luca ha donato, piantandoli sempre personalmente, sette cipressi e un olmo per ingentilire lo spoglio cortile dell' Istituto; come sanno i bambini della Scuola Toti- Deledda che hanno chiesto, e presto ottenuto, tante piccole palme per il giardino della loro scuola, e a settembre se tutto va bene vedranno arrivare gli alberi che hanno chiesto per il loro Parco De Sanctis adesso arido e spoglio.
Luca è un essere prezioso, e come tutti i grandi è anche un essere schivo, modesto. Con quell'aspetto potrebbe andarsene in giro rubando cuori, ma lui , seduto sull'orlo della sedia, come a ingombrare il meno possibile, parla a fatica di se, e quando lo fa è con un linguaggio sobrio, essenziale, Ma quando parla degli alberi si sente un'immensa passione.
"Quando sei nato, Luca?" gli ho chiesto per avviare il discorso.
"Sono nato il 25 maggio 1972, Gemelli con Ascendente Leone, come mi ha detto un altro Luca che sa di astrologia."
"L'Ascendente è l'ascendenza, il modello familiare, l'esempio. Forse avevi un padre che amava la natura, gli animali, gli alberi?"
Accenna di no; lo guardo, così schivo, restio, e penso che ho davanti un animale nobile, gli vedo un mantello sulle spalle: ecco il leone!
"E da dove ti viene la passione per le piante?"
"Una cosa naturale: io mi ricordo che quando ero bambino mio padre aveva una carrozzeria al Quadraro, a Roma, a via dei Quintili, e c'erano edere, elianti, l'albero del paradiso- ma le piante sono tutte belle! - e io, che avevo 6-7 anni, mi divertivo già con i semini, mi divertivo a fare esperimenti piantando di tutto, i semi di zucca, di girasole, i pomodori, i cetrioli, il granturco, i semi di melone e di cocomero dopo averli mangiati."
"Avevi visto qualcuno fare questo?"
"Non l'avevo visto fare da nessuno, ma la cosa principale che mi legava a mio padre era la passione per le piante, una delle poche cose valide che ho ereditato da lui, per il resto non ci prendevamo, era abbastanza autoritario. Poi lui ha fattola carrozzeria su un altro terreno, e allora i tre mesi d'estate, a Pomezia, li passavo lì a fare l'orto. Io facevo esperienza con gli ortaggi e mio padre con gli alberi da frutto, anche se alcuni fatti dal seme erano semiselvatici e producevano di meno rispetto a quelli innestati comprati nel negozio. Eravamo entrambi autodidatti e insieme abbiamo fatto un percorso di apprendimento. Io avevo tra gli 11 e i 13 anni".
"E i tuoi amici? Gli altri ragazzi della tua età?"
"Nessun amico condivideva la mia passione. Con loro andavo in bicicletta, giravo. Ma non parlavo delle mie piante. Ho sempre associato gli alberi con le persone grandi, sopra i 40, mentre tra le persone sotto i 40 mi sembrava che non ci fosse interesse e attenzione per loro, solo per cose economiche, materiali , da sfruttare. Adesso vedo che le cose sono cambiate, ma anche vicino a me, a Castel di Leva, vicino al santuario del Divino Amore, dove hanno fatto una fattoria biosociale, c'è un discorso economico, ti affittano per 15 anni fazzoletti di terra di 50 metri quadrati a 450.00 euro per 15 anni, in 3-4 anni sono già andati circa 100 lotticini e sono coltivati con molta passione e cura."
"A parte tuo padre c'erano amanti degli alberi in famiglia?"
"Ricordo adesso che mio nonno materno coltivava con altri un grosso appezzamento di terreno all'Acqua Bulicante; nel quartiere Laurentino lo facevano su metà del terreno, che avevano occupato; erano fazzoletti di terra, spesso vicini a corsi d'acqua, necessaria per innaffiare."
"Doveva essere intorno agli anni Quaranta, quando c'era scarsità di cibo e la gente tornava all'antico modo di procurarsi il cibo raccogliendo l'erba nei campi. Io ricordo di essere stata nel 70 a fare insalata sulle colline del santuario del Divino Amore, allora incolte, e ancora oggi si vede nei prati di periferia e sul ciglio delle strade gente china a riempire i loro sacchetti di plastica con la rucola e la portulacca saporite, il tarassaco e la cicoria che fanno così bene, la malva meravigliosa per il mal di gola. Quei vecchietti curvi mi viene voglia di carezzarli, li ringrazio dentro di me di essere rimasti fedeli a un rapporto umile e vero con la terra."
"Io sono sempre un osservatore, guardo tutto, case e piante, e lì da me, al quartiere Laurentino, ricordo di aver visto, a 20 anni, sotto uno strapiombo un muro a secco alto 3-4 metri che un anziano aveva costruito in maniera impeccabile per custodire il suo orto."
"Tu sottolinei sempre l'età delle persone, spesso chiami gli anziani le persone grandi."
"Io vedo negli anziani, nelle persone grandi, una passione e un'abilità manuale che manca nei giovani. Ho visto adesso dei self service dove manca del tutto la presenza umana, neanche l'impiegato alla cassa , tutto scivola via automatico, praticamente l'impiegato non pensa più, mentre con le piante, esseri viventi che crescono, hanno una loro vita, si interragisce, ti portano a sviluppare una sensibilità, sono esseri vivi con cui hai uno scambio, hai una soddisfazione".
"Dimmi di più".
"Vedendole crescere ti senti vivo, come che tu allevi un bambino, e poi la cosa buona è che se hai cura lei qualcosa ti dà, il minimo è l'ossigeno che è dir tutto, e poi sicuramente dei frutti. Le piante fanno parte del paesaggio naturale e contrastano con tutto quello che fa l'uomo; un tempo c'era armonia tra le forme costruite e i colori e le forme della natura; ora l'uomo più va avanti più domina la natura, la ferisce maggiormente, la colpisce di più con tutti mezzi che ha ora, e nelle città si ha ancor meno legame con la natura."
"Dovresti leggere il poeta infglese Gerald Manley Hopkins, che ha scritto cose bellissime sulla necessità di proteggere"il dolce scenario naturale".
"Le piante sono qualcosa che nessuno di noi conosce quindi se non la conosce non ha la possibilità di apprezzarla. Io le amo perché ho avuto la possibilità di toccarle, di interragire con loro, se le innaffiavo si sviluppavano di più."
"Io le amo perché da bambina passavo le estati nella collina di mio nonno, in Umbria, giocavo sotto un enorme mandorlo che arrivava coi rami vicino a me e nel vigneto coglievo staccandoli direttamente con la bocca i grappoloni d'uva caldi di sole."
"Nel libro che mi hai regalato, di quel naturalista, Attenborough, La vita segreta delle piante, non ho scoperto quasi niente di nuovo, solo conferme a quello che già sapevo. Io non mi stanco mai di guardare le piante, le forme, i colori: hanno una forza enorme, e per fortuna, perché hanno una vitalità, un'energia, sono come gli animali selvatici, hanno una fortissima tendenza a reagire e riappropriarsi di quello che l'uomo sta togliendo loro: lo spazio. Hanno una capacità di adattamento per nostra fortuna enorme."
"Qual è il tuo paesaggio preferito?"
"Quello naturale, aperto, come all'origine, mentre l'ostacolo che crea il limite alla visuale lo crea a tutti. Ognuno cerca di chiudersi, anche mentalmente, mentre il discorso del pubblico è bello proprio per questo. Le piante sono preziose e anche se sembrano senza autonomia e fortemente soggette all'uomo,cosa che mi fa rabbia, gli sono tuttavia superiori per capacità di adattamento e facoltà enormi. Prendiamo solo in considerazione la lunghezza della loro vita in certe specie, anche 2000 anni, una cosa preziosa, bellissima, hanno visto tantissime cose; ma l'uomo ha la facoltà di distruggerle in un minuto! Io rimango sempre incantato dalla forma, dalla bellezza, dall'idea di forza della quercia , dell'olivo, 2000 anni di vita, un'emozione di grandezza, qualcosa che va al di là del tempo."
"Grazie, Luca. C'è un po' della quercia in te."
La rubrica di Luciana Marinangeli per Il Respiro
Luciana Marinangeli è scrittrice, francesista e presidente dell'Associazione l'Alberata