Gli alberi, così come tutte le piante sono silenti. Possiedono la voce del vento che li anima, della pioggia che li disseta e il loro canto è quello degli uccelli che li abitano, sono, in una parola, partecipi del rumore del mondo. Se oggi noi li cerchiamo e tentiamo di proteggerli non è soltanto per difendere il respiro del nostro pianeta ma per ascoltarne il silenzio. Questo grande suono che ci racconta l’eternità.
Ci siamo dimenticati del silenzio e della quiete semplice e profonda che lo accompagna. Anzi ci capita talvolta, quando improvvisamente esso si manifesta, di restarne turbati, intimoriti.
E’ invece nel silenzio che torniamo a quell’attitudine tutta umana, di ascoltare la nostra anima, questa denutrita parte del nostro esser persone.
Testa,cuore, corpo gli uomini oggi son fatti così. Pensano, amano, fanno l’amore. Dimenticando di dare nutrimento all’anima. E l’anima ha bisogno di quiete, soffre lo strepito del nostro tempo. Tra tutti gli inquinamenti, quello di cui meno si parla è l’inquinamento acustico. Quel rumore di fondo che nelle grandi città assomiglia al ribollire di un fiume in piena e che non conosce soste.
Tanti reagiscono tappandosi le orecchie con le cuffie degli Ipod, piccoli frastuoni personali, tristi colonne sonore di vite che cercano scampo al rumore creandone altro. Perché ciò che penetra attraverso le orecchie va diritto al cuore e le ferite dell’anima non si riscontrano attraverso una Tac o un’ecografia.
Così siamo in grado di vedere i nostri polmoni intasati dalle polveri sottili, trovare nel nostro sangue le tracce dei tanti veleni che generosamente dispensiamo nell’aria e nelle acque del pianeta ed allora giustamente corriamo ai ripari, cerchiamo di astenerci dall’usare la terra come un cassonetto della spazzatura perché, lo abbiamo capito, dentro quell'immondezzaio ci siamo anche noi, lì facciamo crescere i nostri figli . Ma della sparizione del silenzio non parla nessuno, il silenzio muore in silenzio.
“Macbeth ha ucciso il sonno!” Così grida la voce della mente del nero eroe scespiriano dopo il regicidio.
L’uomo moderno ha ucciso il silenzio.
Ne ha paura, lo evita preoccupato com’è di riempire tutti gli spazi affinchè nessuno debba fermarsi a pensare. Eppure ci sono momenti nella vita di ognuno, chiamatele epifanie, attimi rivelatori, nei quali all’improvviso ci appare chiara una verità, può trattarsi di una persona, di un’opera d’arte, di un luogo, ecco che ne cogliamo l’essenza, non lo sapevamo prima, non sappiamo come è avvenuto. Questi momenti sono segnati dal silenzio, il silenzio intimo che ci porta verso il nostro più profondo essere, quella morbida e accogliente stanza interiore che ci fa simili a Dio.
E’ nel silenzio che ci riconosciamo , che sentiamo davvero di esser fatti a sua immagine e somiglianza.
Siamo parte dell’essere e l’essere è in silenzo.