Amo i tronchi cavi, le viscere di un albero che il tempo ha scolpito anche all'interno, permettendoci di scorgere l'antico meraviglioso cuore che per lunghissima stagione ha pulsato nascosto sotto la corteccia.
Amo i tigli cavi di via Mameli, a Roma, i quali nonostante due brutali potature fuori stagione in due anni successivi, che li hanno ridotti a monconi di appena un metro di altezza, hanno ributtato coraggiosamente fuori i loro rami. La loro cavità cattura il mio sguardo come una calamita, mi spinge ad avvicinarmi, a ripulirla dai rifiuti, a tappezzarla con una rete che ha finito con l'attirare l'attenzione e in ultimo il rispetto protettivo degli abitanti della strada.
Amo l'immensa quercia di Bassanello, in Abruzzo, con i suoi sette metri di tronco vuoto. Là sotto i bambini si avvicinano palpitando a quella che sembra una misteriosa perfetta porticina: essa immette in una confortevole casetta dalla ricca penombra, dalle pareti di legno e dal morbido tappeto di foglie, dove l'orecchio si fissa stregato da rumori diversi, lievi scricchiolii, piccoli echi di piccolissimi esseri invisibili. Si sente una strana calma, una sensazione di sicurezza che nessun edificio costruito può dare: l'albero è vivo, è una vita muta e presente, offre i due grandi doni dell'assenza del bisogno di parlare, così spesso fatto di ansia, e della semplice presenza, massimo dono. Forse, chissà, al di là si apre il pozzo di Alice, dalla forma così simile a questi antichi tronchi cavi, quello dove si infila il coniglio bianco; potrebbe essere il pozzo iniziatico di un altro modo di vivere, per esempio quello delle creature arboree, esseri dalla bontà assoluta, dalla generosità totale, dalla fedeltà, stabilità, capacità di durata senza limite; dal dono di gioia mai smentito.
Gli studiosi di etnografia, di archeologia culturale, riconoscono facilmente la connessione immemoriale tra la Grande Madre Mediterranea, dea della fertilità, e le cavità terrestri e marine; tra le Madonne che ridanno la vita , Fatima, Lourdes, e i loro luoghi, alberi e grotte. Quante Madri di Dio raffigurate tra i rami di un albero da frutto!
E amo da sempre quella poesia di Rilke:
Sulla via assolata, dentro al vecchio
tronco cavo che da lungo tempo
serve a bere e piano in sé rinnova
uno specchio d'acqua, la mia sete
calmo...