Per marginale che appaia a chi è meno sensibile, quando un argomento scatena tante passioni una ragione c’è. Se da tre anni migliaia di lettere ai giornali e centinaia fra testate, siti e forum di tutto il mondo testimoniano a fasi alterne attenzione straordinaria ai cavalli delle botticelle romane, significa che la loro sorte ha valore in sé, ma è stata anche investita di un simbolo forte. Segno di quella percezione comune in evoluzione riguardo la sofferenza degli animali e alcuni aspetti del nostro rapporto con loro. Un dato non ancora evidente, tuttavia, alla squadra del sindaco Alemanno, al tramonto del suo mandato. Incolpevole delle gravi trascuratezze in merito di amministrazioni precedenti, per tutto questo tempo il sindaco di Roma è rimasto impermeabile, indifferente a un particolare che al contrario dovrebbe contare: l’opinione della gente, a questo riguardo espressa con tanta decisione. E confermata, anche a causa del ripetersi di episodi spiacevolissimi. Malori dei cavalli esposti senza pietà al caldo anche con temperature incredibili, aggressività dei vetturini.
Chi ha seguito tali vicende fin dall'inizio, o almeno in parte, sa che non si parla di novità. Morti e feriti fra gli animali, sulla pubblica via o a porte chiuse, nell'ex-Mattatoio di Testaccio; insulti, minacce e non di rado violenza fisica da parte dei postiglioni verso gli eventuali interlocutori, alcuni dei quali finiti in ospedale. Impunità assoluta offerta dal Campidoglio, con la compiacenza dei vigili urbani verso una categoria che senza pudore professa amore verso i cavalli, costringendoci a una revisione del concetto. Mai si è avuta infatti eco di iniziative da parte dei vetturini per migliorare i malsani alloggi, le condizioni di vita e lavoro dei quadrupedi. La cui frequente e più volte ammessa fine al mattatoio fu dimostrata dalla necessità, ai tempi del fallimentare pensionato di Valmontone donde i cavalli venivano rubati, di un impegno della Provincia ad assegnare denaro per ogni soggetto dismesso, in risarcimento del mancato ricavo del macello. Fermi no furono opposti al convertire le poche licenze nella più regolamentata autorizzazione di taxi; altri no replicarono comunque alla proposta di circoscrivere le corse nei parchi comunali. L'unico desiderio è ottenere di più, abolire la pausa nelle ore calde, poter sfruttare i cavalli oltre ogni limite. Cavalli che non possono più fornire un simile servizio in una metropoli caotica, inquinata e pericolosa come Roma, tantomeno senza garanzie di pensionamento in vecchiaia.
Il servizio dev'essere perciò dismesso.
Non esiste motivo preciso per cui una questione si sollevi prima anziché poi, di fatto il timoniere in carica è chiamato alla manovra. Alla sua esperienza districarsi fra le correnti, al suo talento saper volgere una piccola situazione ostica in risoluzione moderna, illuminata, con ogni probabilità molto popolare. Non è stato così per Alemanno, chiuso a ogni possibilità di evoluzione e miglioramento, tenuto per il bavero dai consiglieri Gramazio e Cochi innamorati della mini casta di gentiluomini e suoi strenui difensori, cieco e sordo alla sofferenza degli animali e alla voce dei suoi cittadini.