Un tempo Minas Gerais era foresta senza fine, dal mare di Rio de Janeiro, attraverso le colline e montagne di Minas Gerais, su su sino all'Amazzonia... e gli indios controllavano il traffico sui mille fiumi ritorti.
I gesuiti e i portoghesi sterminarono gli indios con coperte infette, poi gli immigranti italiani tagliarono la foresta per coltivare il caffe', enormi distese di caffe, diventarono ricchi.
Un giorno del 1929 cadde la borsa a New York e le coltivazioni fallirono.
Le colline divennero desolate e spoglie perche' l'intensa e avida monocultura del caffe' aveva dopo anni "stancato la terra", le vacche al pascolo pestavano il tentativo di ricrescita di qualsiasi piantina.
Oggi le campagne sono abbandonate, tutti nelle citta' a cercare un lavoro e a vivere nelle favelas.. e allora la foresta, dopo un lungo silenzio, riprende il possesso della terra, talvolta disturbata da ruspe che sventrano le colline per estrarre la bauxite dalla rossa terra.
Ma gli alberi sono di nuovo cresciuti dappertutto, creando isole di foresta impenetrabile.
I pappagalli Maritaca volano in coppie gridando i loro diritti sul territorio e gli armadilli (qui chiamati tatù) scavano buche per nascondarsi dall'onza, il piccolo felino che di notte se li mangia lasciando intatta e pulita la corazza, come se riuscisse a succhiarli in un unico sforzo.
Questa e' una foresta giovane, senza grandi giganti.
Ma e' bella, come una ferita che si e' chiusa, la cicatrice sparita, la pelle di nuovo luminosa.
Se la fame di bauxite di questo ambizioso Brasile non sara' indiscriminata, la "terra dai fiumi ritorti" tornera' al suo stato ideale, ricca d'acqua e piante miracolose.
Cataguases, Minas Gerais, 29 agosto 2011
(dal set di "Sobre a Neblina" di Paula Gaitan)