Volto amato del piccolo e grande schermo, primadonna in teatro, Marisa Laurito è da anni protagonista di coraggiose iniziative a favore degli animali – come la battaglia per i cani randagi di Pompei, quella contro la sperimentazione animale e l’appello per salvare dalla deportazione in Calabria centinaia di cani della Basilicata, anche attraverso due video realizzati dal Respiro insieme all'Enpa-Ente Nazionale Protezione Animali.
L’attrice e showgirl napoletana – che dell'ENPA è da anni testimonial – ci racconta il suo impegno in prima persona per difendere creature indifese e amate da violenza e da sfruttamento.
Come è nata la sua passione per gli animali?
Sono stata abituata sin da bambina a vivere a stretto contatto con loro. Mia madre li adorava e capitava spesso che raccogliesse gli uccellini caduti dai nidi. In casa nostra ci sono sempre stati cani, gatti e altri animali, così ho imparato presto ad amarli e a rispettarli. Poi, crescendo, mi sono appassionata alla causa dei deboli. E chi c’è di più debole di un animale? Nella scala – per così dire – degli oppressi, essi occupano il primo posto perché sono alla totale mercé degli uomini. E questo è tanto più triste in quanto sappiamo che hanno intelligenza e sensibilità straordinarie.
Mettere il volto in favore di una causa è però un passo ulteriore: com'è avvenuto, anche in occasione di campagne impegnative come quella contro la vivisezione?
Ho sentito la necessità di andare in difesa dei deboli e contro chi arreca danno alla natura. Sono stata felice di prestare la mia immagine alla campagna contro la vivisezione, che è una cosa ingiusta e crudele. Ogni anno milioni di esseri viventi vengono condannati a una morte atroce e inutile. Infatti è dimostrato che per la ricerca scientifica non c’è nessun bisogno della sperimentazione animale. Testare un prodotto su un gatto o un topo non è la stessa cosa che testarlo su un essere umano, quindi la vivisezione non dà nemmeno risultati validi scientificamente.
E' da tempo ormai che mi sono impegnata a sostenere l’ENPA. Ogni volta che c’è una battaglia da portare avanti, sono in prima linea. Ed è un continuo perché, purtroppo, ci sono sempre nuove sfide da affrontare. Sarebbe davvero bello poter dire che non c’è più bisogno del mio aiuto, che la lotta per la salvaguardia degli animali è stata vinta definitivamente. Ma ahimè non è così.
Viviamo in un periodo di profonda crisi economica e sociale. Pensa che siano anche gli animali a pagarne le spese?
Credo di sì, innanzitutto perché in tempo di crisi mancano i soldi per le strutture che servono ad assisterli, come i canili. Poi la gente in questo periodo si ritrova a far fronte alle spese per il mantenimento dei propri animali domestici con maggior difficoltà. C’è da dire però che esistono persone che non hanno nessuna sensibilità e davanti alla prima difficoltà abbandonano il proprio cane o il proprio gatto in mezzo alla strada. Bisognerebbe inculcare nella mente delle persone il concetto che una volta che si adotta un essere vivente poi si ha il dovere di curarlo e di mantenerlo. Gli animali vanno rispettati.
Come riesce a dedicarsi a tutti i suoi impegni artistici in giro per l’Italia e allo stesso tempo a non trascurare il suo cane?
Il mio cane lo porto sempre con me, compatibilmente con i miei impegni lavorativi. Quello dell’accoglienza dei cani è un grosso problema, perché appena uno esce fuori dalla propria casa non sa come organizzarsi. E’ vero che si sono fatti diversi passi avanti negli ultimi anni, e sono sempre di più gli alberghi e i ristoranti che accettano gli animali. So che stanno aprendo addirittura delle piscine dove i cani sono i benvenuti. Comunque ci sono ancora molti esercizi commerciali che vietano l’ingresso agli animali e io non mi assoggetto a questa regola. Quando vado al ristorante chiedo sempre prima se accettano il cane. Altrimenti cambio ristorante. Certo io sono una persona conosciuta e mi rendo conto che forse a volte ricevo un trattamento di favore. Per le persone “normali” la situazione è ancora più problematica. La strada da fare è ancora lunga.