In questi ultimi tempi si è fatto un gran parlare riguardo la macellazione dei cavalli. Alcuni sostengono che non dovrebbero essere più macellabili, altri che invece debbano continuare ad esserlo. Spesso ci si confronta su questi argomenti con una certa superficialità, vuoi perché non si conosce a fondo il mondo dei cavalli, vuoi perché si prova a far confusione per far vincere la propria linea. Ci piacerebbe qui analizzare la questione.
I fautori del mantenimento della macellazione dei cavalli come ipotesi prioritaria sostengono che qualora si vietasse la medesima, stante la continua produzione di cavalli da parte di quella che è una vera e propria industria, cioè l’allevamento per le corse, per i concorsi e per i più vari utilizzi ludici, ciò produrrebbe nel giro di pochi anni una insostenibile sovrappopolazione di cavalli inutili.
I sostenitori del divieto di macellazione spiegano che essa è un modo barbaro di far terminare la vita del nostro compagno.
Poi, fra coloro che si dicono contrari alla macellazione, ve ne sono alcuni che sostengono sarebbe meno traumatico per l’animale venire soppresso a fine carriera tramite eutanasia, qualora questa fosse permessa (attualmente abbattere un cavallo sano per termine della carriera sportiva rientra nella fattispecie di reato di cui all’art. 544bis del Codice Penale: “Uccisione di animale”).
L’Italian Horse Protection association ritiene che quando un umano decide di farsi carico di un animale debba assumersene la responsabilità per tutta la durata della vita, che nel caso degli equidi è più lunga della sua carriera sportiva o del suo utilizzo in altre forme. Senza se e senza ma: il proprietario non dovrebbe poter decidere di porre fine alla vita del proprio animale, eccettuate forme irrecuperabili di sofferenza.
Come scelta etica, molti proprietari privati di cavalli già lo fanno e non macellano il proprio compagno solo perché troppo anziano per l’attività sportiva ma lo mantengono in luoghi idonei.
Ma l’industria del cavallo? Quando si parla di affari l’etica spesso non trova spazio. Allevare cavalli per le competizioni (ma anche per attività ludica) significa avere un’azienda dove i cavalli sono prodotti con relativi costi e ricavi. Un cavallo che non vince i ricchi premi delle corse o che non porta a passeggio il Cliente (vuoi per l’età, vuoi per inclinazione, vuoi per costituzione) costituisce un costo inutile. Quindi viene macellato.
Eliminare l’orrore della macellazione rappresenterebbe un sicuro passo avanti di civiltà. Passo, però, che si risolverebbe in un arretramento nel buio della barbarie nel momento in cui concedessimo al proprietario (spesso un’azienda) di chiedere al veterinario di uccidere gli animali quando non performanti. La possibilità di uccidere indiscriminatamente gli animali macellandoli è oggi un normale, orribile, strumento di conduzione aziendale. Proibire la macellazione e al contempo autorizzare l’eutanasia di animali sani non solo manterrebbe questo raccapricciante modo di vedere la vita di un essere senziente ma farebbe anche un favore all’industria del farmaco: l’uso di farmaci è più snello, infatti, per i cavalli che non fanno parte della filiera alimentare non dovendo poi le loro carni essere mangiate. Che il proprietario di un animale possa disporre della morte di un essere senziente come normale strumento di tutela dei propri interessi economici ci risulta fuori da ogni idea di civiltà ed è, a nostro parere, giunto il momento di fare in modo che non sia più possibile.
IHP ritiene quindi che la questione vada vista in forma globale e che i passi per migliorare l’inaccettabile business della vita che è l’attuale industria del cavallo siano: responsabilità dei proprietari, norme stringenti sul benessere, una vera anagrafe nazionale, minor allevamento, maggiore qualità, formazione di tutti gli addetti, divieto di macellazione e mantenimento del divieto di eutanasia a fine carriera. Come già espresso più volte, riteniamo che chi voglia eliminare dalla propria industria i prodotti non performanti debba dedicarsi ad un settore che non coinvolga esseri senzienti.
In poche parole: è ora di diventare adulti, prendersi le proprie responsabilità e smetterla di giocare con la vita e la morte degli animali.
Antonio Nardi-Dei da Filicaja Dotti
presidente Italian Horse Protection association