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Montarli, non mangiarli

 Strana condizione quella del cavallo sportivo: benché non sia un animale da compagnia o d’affezione (non lo è per legge) nella maggior parte dei casi vive per il piacere dell’uomo e spesso più di una persona vi si affeziona.
 
Eppure persino in un Paese come l’Italia che si riterrebbe civile, qualcuno lo vuol far morire obbligatoriamente in un macello, come qualsiasi anonimo animale da carne.
 
Ora, sebbene la macellazione sia un metodo di abbattimento legale e per gli animali da carne, non rappresenta certo la fine migliore che possiamo augurare ai nostri quadrupedi.
 
Anche perché, condividendo con noi stessi buona parte della loro vita, i cavalli sportivi, imparano a conoscerci bene e a interpretare correttamente i nostri umori, i nostri comportamenti e persino le nostre intenzioni.
 
La cosa curiosa è che quei “signori” (per amor del vero soprattutto certe “signore”) si stiano agitando scompostamente affinché il cavallo sportivo sia classificato quale animale da carne e a fine carriera venga, di fatto, infilato nella corsia di un macello.
 
E' poi paradossale che costoro sostengano di lottare con tanto accanimento per assicurare al cavallo diritti e tutele nei confronti delle possibilità di abbattimento ai sensi degli obblighi imposti dal Codice Penale.
 
E' il classico esempio che dimostra come la ricerca del meglio, quando come in questo caso si spinge ben oltre i confini del buon senso, diventi nemica del bene.
 
C’è da sperare che a questi “maestri del pensiero ” non passi mai per la testa l’idea di tutelare anche i nostri diritti di vecchi cavalieri a fine carriera.
 
Tuttavia, finché siamo in grado di esprimerci è bene chiarire: tutti noi vorremmo far vivere i nostri cavalli in smisurati paddock fioriti fino alla fine naturale dei loro giorni senza sofferenza alcuna, ma si tratta di una condizione ideale che non sempre il nostro mondo imperfetto concede.
 
In diversi casi, ci troviamo, nostro malgrado, di fronte alla necessità di porre fine alla vita di cavalli cui siamo affezionati.
 
Allora, decidere di non farli morire in macello ma, al contrario, di regalar loro una morte non percepibile nella quiete del box, attraverso la sedazione, l’analgesia e infine l’eutanasia (eseguita secondo buone pratiche cliniche) rappresenta la scelta più rispettosa della dignità degli equidi e più consona con il fair play che ci si aspetta da un autentico cavaliere.
 
Del resto chi compra un cavallo deve essere cosciente del fatto che non se ne potrà sbarazzare per futili motivi e nel peggiore dei modi (la macellazione) ed è suo dovere garantirgli una meritata pensione, cosa che oggi risulta essere più facile perché operano già sul territorio alcune pregevoli associazioni no profit e federazioni sportive che consentono di stipulare convenzioni a costi contenuti per il mantenimento in vita dei cavalli anziani. 
 
L’esclusione dalla macellazione è quindi encomiabile sia sul piano del benessere animale, sia su quello della tutela dei sentimenti dell’uomo nei confronti degli animali; è sufficiente portare persone comuni in un macello di cavalli per convincersene.
 
Noi proprietari ben informati e consapevoli possiamo donare ai nostri cavalli un destino più accettabile rispetto al macello.
 
Non è mai troppo tardi per farlo, possiamo classificarli equidi NON DPA (non destinati alla produzione di alimenti per l’uomo) compilando in tal senso e in qualsiasi momento il capitolo IX dei loro documenti d’identificazione (passaporti).
 
I vantaggi di questa scelta sono innumerevoli e tra questi rientra la libertà terapeutica.
 
Non potendo esistere il benessere animale senza terapia è rassicurante sapere che possiamo sin d’ora curare i nostri cavalli sportivi (NON DPA)  con un vasto corredo di farmaci specifici (preclusi ai cavalli da carne) acquistabili con ricetta “semplice” in copia unica.
 
La disponibilità di tali farmaci è destinata ad aumentare ed in tempi brevi potremo reperirli legalmente anche dal grossista con rilevanti risparmi economici.
 
Inoltre ci si aspetta che il processo di semplificazione normativa elimini le incombenze burocratiche nate per assicurare la sicurezza della carne equina ma che non hanno più ragione di gravare su possessori di cavalli sportivi esclusi dalla macellazione.
 
Una di queste è l’obbligo di registrarne le movimentazioni sul territorio, norma che ci espone a sanzioni per errori ed omissioni il più delle volte veniali.
 
Gran parte della burocrazia che dobbiamo trangugiare è giustificata dall’ambiguità del cavallo, animale che a noi interessa per la capacità di restituirci gratificazioni sportive o ludiche ma che per il legislatore rimane primariamente un animale produttore di alimenti.
 
Allora invertiamo la situazione con una scelta da gentiluomini che produca dati statistici incontrovertibili, facciamo sport con cavalli NON DPA, ci riapproprieremo del piacere di possederli e di montarli, in pace con noi stessi e con loro.
 
Montiamoli quindi, ma non mangiamoli!

 

Dott. Paolo Giulio Predieri
Medico veterinario iscritto all’Ordine di Reggio Emilia
Titolare di officina farmaceutica

 

 

 

 

Data: 12/10/2011
Autore: PAOLO GIULIO PREDIERI
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