Non sempre le spedizioni di cani all'estero partono da rifugi, canili o gattili. Non di rado sono privati (prevalentemente donne) che si adoprano per favorire e organizzare tali viaggi, in collaborazione con associazioni straniere e anche creandone di proprie. Gli animali vengono raccolti da strutture presenti sul territorio o addirittura accalappiati per strada, senza alcun tentativo di verificare se si tratti di cani liberi accuditi, gatti di colonia o di proprietà, contravvenendo fra l'altro alla legge sul randagismo che descrive questi soggetti come proprietà dei comuni, assieme alle asl ne sono responsabili. Queste attività capillari sono diffuse, intense e perlopiù ignorate da istituzioni e autorità competenti, che preferiscono guardare altrove mentre all'apparenza qualcuno si prende la briga di svuotare canili e strade dagli animali.
“Più o meno dieci anni fa alcuni amici mi presentarono una signora che abita nella mia zona descrivendomela come un'amante degli animali," racconta la testimone di una mobilitazione verso l'estero di circa 500-600 cani l'anno nel Lazio, in provincia di Rieti. "Credevo che condividessimo la stessa sensibilità e i medesimi principi, così iniziammo a collaborare alla ricerca di adozioni per cani in difficoltà o rinchiusi in diverse strutture laziali. Dopo un mese le affidai un certo numero di cuccioli, prelevati da un rifugio nei pressi di Monterotondo," prosegue EB." Lei, insieme a una sua parente, si impegnò a portare i cani personalmente nel suo paese d'origine, in un' importante capitale europea, garantendomi che sarebbero stati adottati da famiglie locali. Quando, qualche giorno dopo, le chiesi dove e soprattutto a chi li avesse consegnati, non seppe rispondermi. Accampò varie scuse, tutte improbabilissime”. Il caso voleva che proprio in quel periodo un'amica di EB fosse nella stessa capitale europea, disponibile ad andare a controllare di persona: "Niente da fare. Sostenne che quando aveva consegnato i cani erano le cinque di mattina e non si ricordava più niente! Così non sono riuscita a ottenere né i nominativi né gli indirizzi degli adottanti e i cani sono di fatto spariti nel nulla. Ovviamente dopo questo episodio mi sono infuriata, oltre che insospettita e angosciata, e da quel momento la nostra frequentazione si è interrotta”.
Nel tempo però EB si rende conto, complice il vicinato, che il traffico di animali in partenza per destinazioni ignote, forse per altre nazioni europee, tra le quali l’Austria e la Germania, è frenetico. " Da molti anni ormai la casa di campagna dove questa signora ha la sua base è il centro di un continuo e sinistro smistamento di cani e gatti. Il meccanismo si ripete sempre uguale, quasi ogni mese. Di notte, per non dare troppo nell’occhio, arriva un furgone, spesso con targa straniera. "Ritengo che i guidatori pernottino nell'abitazione e la mattina successiva preparano le gabbie, le sistemano tutte nel camion e ci infilano gli animali che la signora ha raccolto e tiene chiusi in alcuni locali della sua casa . Altri poi vengono prelevati da rifugi di zona. Ma delle decine di cani (circa 50 alla volta), e degli innumerevoli gatti che partono puntualmente, solo una piccola parte proviene da strutture. I più consistono invece di randagi raccolti in giro. Qualcuno anche di proprietà. Da informazioni che ho raccolto, risulta che di recente un ragazzo sia andato dalla signora in questione a reclamare un meticcio pezzato: viveva libero e andava a mangiare a una mensa assieme ad altri cani che godevano di ogni condizione ambientale e della necessaria accoglienza umana. Il cane non è mai tornato indietro."
Gli animali, secondo il racconto di EB che coincide con tante altre testimonianze, viaggiano sempre sotto l'effetto di una sedazione profonda. "Sembra non siano dei semplici tranquillanti, ma farmaci che li addormentano completamente. Subito prima dei fatti che mi aprirono gli occhi sulle attività di questa signora, le vidi fare iniezioni a un gruppetto di cani con prodotti contenuti in una una scatola con scritte in lingua tedesca. Mi disse che erano vaccini reperibili solo all’estro, molto meglio di quelli italiani. Più tardi fui informata da persone della zona che quei cani erano tutti morti.”
Nel 2008, dopo molte segnalazioni, anche nel Lazio si indaga sul fenomeno di esportazioni di cani che interessa tutta la Penisola. “Fui convocata dai Nas di Viterbo – riferisce ancora EB – come persona a conoscenza dei fatti e raccontai tutto quello che sapevo e che avevo visto. Fornii nomi e cognomi. Si sono appuntati tutto e ho visto che avevano una cartella piena di documenti. Ma dopo circa un anno seppi che l’inchiesta era caduta nel vuoto: mi è stato detto che i Nas avevano interrogato la signora ed avevano dato credito alle sue rassicurazioni. Sembra sia bastata qualche fotografia per convincerli, almeno così mi è stato riferito. A questo punto non so più cosa fare: sembra che nessuno si sia mai veramente occupato di verificare questi traffici oscuri e angosciosi. Pare che sia più facile chiudere gli occhi: mi viene il dubbio che a troppi, e forse non escluso ad alcuni veterinari compiacenti, fa probabilmente molto comodo che migliaia di animali scompaiano nel nulla.”
Dopo aver raccolto questo racconto abbiamo contattato telefonicamente i Nas di Viterbo. Il maresciallo Antinori ha dichiarato di non ricordare quando e se sia mai stata aperta un'inchiesta ufficiale sulle adozioni di cani in Germania, ma ha confermato di avere ascoltato le testimonianze di diverse persone. Il sostituto Comandante dei Nas di Viterbo si è dichiarato invece impossibilitato a fornire qualsivoglia informazione sull'argomento, in assenza di specifiche autorizzazioni.