Alle molte attività che volontari animalisti e associazioni svolgono per promuovere le adozioni di animali ricoverati in canili e rifugi, o soccorsi per le strade delle nostre città, si deve considerare attività anche quella conosciuta dagli esperti del settore come "staffetta".
Le staffette altro non sono che viaggi organizzati, perlopiù da volontari associati e non, che consentono di poter portare a destinazione gli animali salvati da canili o dalla strada presso le famiglie che ne hanno richiesto l'adozione.
Più spesso, e con frequenza, vengono organizzate staffette che dal sud al nord Italia trasportano in un unico viaggio un elevato numero di animali sollevando, da tempo, perplessità, preoccupazioni e domande che devono trovare ormai risposte adeguate.
C'è da ricordare che la legge 4 novembre 2010 n.201 ,in ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali di compagnia (Strasburgo 13 novembre 1987), si è giustamente occupata di "traffico illecito di animali da compagnia" aumentando le pene detentive e pecuniarie già previste agli art. 544 bis e ter del codice penale disciplinando all’art. 4,ma ci corre l'obbligo di riscontrare che, sul tema "staffette", siamo ancora sprovvisti di una normativa che riguardi il trasporto all’interno del territorio italiano, per gli animali di affezione che non siano di proprietà del conducente del mezzo utilizzato.
Leggere tra i tanti racconti sui social network le testimonianze di chi lamenti la morte, a fine viaggio, di alcuni cuccioli trasportati, o chieda aiuto al mondo del volontariato animalista per recuperare cani o gatti “fuggiti” in autostrada durante le soste agli autogrill o nei punti di incontro per la loro consegna , ci fa ribadire la assoluta necessità che, chi effettui tali staffette, debba avere la necessaria esperienza per evitare simili inconvenienti.
Le domande principali che devono trovare risposta sono:
1) Da dove vengono questi animali e dove finiranno?
2) Sono stati fatti controlli pre-affido seri, prima di affidare animali a così lunghe distanze dal luogo di provenienza, tali da garantire che, come spesso accade, gli adottanti non si pentano alle prime difficoltà, prevedibili per un animale spostato dal proprio habitat, buono o cattivo che sia, traumatizzato da un viaggio, bisognoso di paziente sensibilità, talvolta non socializzato?
3) Di quante creature si perdono per sempre le tracce? E quantI finiscono nuovamente in strada, sono dati per “scappati al padrone” o finiscono nei canili del nord?
Ultimamente gira in rete un appello per una staffetta che da Caianello si propone di passare per Roma, Firenze, Bologna, Torino fino a Milano, per 40 cani, che prendiamo a campione per porre delle domande:
1) quante persone partiranno in staffetta?
2) quante sono le soste già programmate per far sì che i cani possano bere e sgambare?
3 ) tutti cani presenti DOVE andranno?
4) Il mezzo di trasporto è a norma?
5) gli animali sono tutti in possesso della regolare documentazione sanitaria e di quella relativa al microchip?
Concludendo, a fronte di troppe staffette selvagge, adozioni misteriose, ed incidenti di percorso, la Feder F.I.D.A. onlus si impegna a chiedere alla politica che tali tipi di trasporto siano disciplinati da apposite norme di legge e che solo le Associazioni possano essere le referenti delle staffette. Pertanto, anche il privato cittadino che debba fare adottare un animale da lui stesso trovato, dovrà rivolgersi alle associazioni locali che anche per esperienza potranno essere di aiuto e garanzia anche nella delicata fase del pre e post affido.
La nostra proposta:
Riteniamo necessario che l’elenco degli animali da trasportare in staffetta sia depositato presso gli uffici di Polizia di Stato locale e che tale elenco sia comprensivo di :
1) dati della o delle associazioni che inviano gli animali ;
2) documenti di riconoscimento degli staffettisti;
3) numero dei cani;
4) microchip;
5) libretti sanitari;
6) itinerario destinazioni;
7) dati delle famiglie adottanti.
Facendo tali richieste potremmo anche sembrare, come Feder F.I.D.A. onlus troppo meticolosi ma, l’esperienza, ci ha portato a pensare che è meglio un sano controllo oggi che un disperato appello domani.
Stefania Pierleoni è vicepresidente della Feder F.I.D.A. onlus