Per errore, si tende a considerare le risorse storiche e monumentali italiane come un patrimonio separato e indipendente da quello ambientale. Troppo poco si riflette sull'imprescindibile contesto climatico e naturalistico in cui gioielli architettonici e opere uniche al mondo sono stati edificati o collocate.
Non è affatto irrilevante infatti che tante meraviglie a opera dell'uomo si concentrino in uno dei paesi all'origine più vari, ricchi, accoglienti e incantevoli del mondo dal punto di vista del paesaggio, della fauna e della flora. Non è affatto per caso che gli antichi maestri abbiano ispirato o sistemato i loro capolavori in questo o quel luogo, circondati da giardini, alberi, animali, sole, cielo o mare come parti integranti degli stessi palazzi, chiese, statue, dipinti.
Cosa sarebbero Firenze senza le sue lussureggianti colline, il Palatino senza più alberi, Piazza San Marco senza passeri, gabbiani e piccioni, Castel del Monte privo dell'abbraccio selvaggio delle campagne murgesi?
Speriamo che questi rimangano solo oscure e paradossali ipotesi, ma dobbiamo considerare come reale un imponente depauperamento del nostro territorio e, a causa di costanti e miopi politiche, una progressiva distruzione e irrimediabile perdita di verde e biodiversità.
Senza voler essere riduttivi verso la cucina mediterranea, oggi ogni bene di consumo è facilmente esportabile. I mutamenti climatici possono giocare qualche scherzo alle stagioni balneari o sciistiche.
Non è così per la bellezza, che salda ancora attira milioni di viaggiatori.
E' la nostra ricchezza, il nostro tesoro.
Poteggendo la natura e gli animali, pretendendo dalle amministrazioni attenzione diversa verso questi argomenti, difendiamo anche i nostri monumenti, il turismo e l'economia.