Se ammassati l'un l'altro, ai margini dei terreni, gli antichi olivi espiantati in nome delle più varie iniziative non muoiono, "laddove ben curati, sopravvivono dopo qualche anno di sofferenza. Al momento di questi massicci trapianti, tuttavia, vengono sottoposti a drastiche potature che ne alterano completamente la bellezza." Ce lo spiega il professor Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura presso il Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali, del suolo e dell'ambiente agroforestale dell'Università di Firenze.
"Ammassarli da una parte," continua "è come prendere i monumenti di una città e accatastarli. Una specie di piazza storica con un palazzo in cemento armato, qualcosa che perde il suo significato e la sua fisionomia. Tra l'altro, spesso questi olivi secolari vengono spostati in qualche parco di ristorante, giardino di villa o resort. Al sud se va bene: io ne ho visti persino ad Amsterdam."
Prosegue Ferrini: "Non sono contrario al fotovoltaico né di certo al progresso, ma trovo che distruggere un paesaggio che non solo è esteticamente bellissimo, ma pure storicamente e culturalmente unico (e non solo per la Puglia: per il mondo intero), sia un atto suicida per il nostro Paese da annoverare a molti altri."
Un'Italia dunque che si distingue per la sistematica distruzione di paesaggio e natura, che costituiscono il nostro patrimonio più prezioso: "Ogni giorno da noi vengono "consumati" 100 ettari di suolo. A fine anno sono 365 kmq. Di questo passo, in poco più di 60 anni, avremo bruciato una regione come la Toscana! Non è possibile trovare zone da rivalutare per realizzare dei parchi fotovoltaici o altro? Io penso di sì e in questo la ricerca, studi accurati sulo territorio possono darci una mano. Questo non significa opporsi al cambiamento, ma cambiare ma preservando e valorizzando i nostri tesori."