Le imprese straordinarie non si svolgono solo in volo. Chi considera il capitone come mera pietanza deve ad esempio ricordare che nel piatto mette uno dei più grandi e misteriosi viaggiatori del pianeta.
Platone parlò delle anguille a proposito dell’inabissamento di Atlantide, Aristotele riteneva che si riproducessero per generazione spontanea, Plinio scrisse che si moltiplicavano attraverso i pezzi di pelle sparsi sulle rocce contro cui erano solite sfregarsi. Solo fra il 1875 e il 1902, scienziati austriaci (a un gruppo di studio collaborò il giovane Sigmund Freud) e poi l’italiano G.B. Grassi, si persuasero che fra le anguille avvenga una normale fecondazione eterosessuale che ha luogo solo nel Mar dei Sargassi. Fra le Isole Bermuda e le Antille, è il luogo dove tutte le anguille del globo si radunano. Lì depongono larve, che nella forma di trasparenti, minuscoli leptocefali a forma di foglia, per tre anni e 8.000 km viaggeranno verso oriente, fino alle coste europee. Nella primavera del quarto anno, in prossimità delle foci, i piccoli assumono le serpentine e definitive sembianze, continuando a crescere lungo la risalita dei fiumi. Arriveranno persino a laghi isolati, percorrendo all’occasione falde sotterranee o prati umidi. I maschi allora raggiungono i 50 cm di lunghezza; le femmine anche 150 per 6 kg di peso; in acqua dolce vivranno da animali notturni. Verso i 12 anni, durante una nottata estiva, le anguille si rimettono in viaggio. Ora servirà solo un anno e mezzo per riscendere alle foci, superare lo Stretto di Sicilia, attraversare Gibilterra e lasciarsi alle spalle le Colonne d’Ercole. Dal Mar dei Sargassi, una volta deposte le uova, non torneranno più.