Aprirà a giugno a Roma il nuovo acquario Sea Life, il più grande d’Italia e uno dei maggiori d’Europa. Mesi e mesi di lavori – nel corso dei quali è stato parzialmente prosciugato e sbancato il laghetto dell’Eur – per un’opera faraonica, che a quanto pare avrebbe attirato non meno di 80 milioni di euro di investimenti privati. Quando, qualche anno fa, fu annunciato il progetto, si sparse la voce – ripresa anche da importanti quotidiani nazionali – che si sarebbe trattato di un acquario virtuale, senza animali veri.
Si trattava però di una bufala, presto smentita: ci saranno, è vero, animali robotici e altre trovate tecnologiche, ma l’attrazione principale sarà rappresentata da circa cinquemila animali in carne e ossa (e lische), appartenenti a più di cento diverse specie marine mediterranee, “ospitati” in ben trenta vasche.
I promotori dell’opera– fortemente appoggiata dal Sindaco Alemanno e dalla Regione Lazio – assicurano che si tratterà di una struttura a “impatto zero” e che, anzi, alla base del progetto sta anche la volontà di salvaguardare l’ambiente marino. All’acquario vero e proprio, infatti, si affiancheranno spazi dedicati alla divulgazione di progetti scientifici e ambientali, oltre, ovviamente, alle aree dedicate a servizi, ristorazione e a un parcheggio multipiano da 700 posti. Il Sea Life – che gestisce strutture simili sparse per tutta l’Europa e gli Stati uniti – ha inoltre lanciato un’iniziativa particolare: bambini tra i 6 e i 12 anni, provenienti da ogni regione d’Italia, potranno partecipare ad un concorso inviando, dal 1 al 30 marzo, un breve saggio che spieghi l’importanza di proteggere il mare insieme al disegno di una creatura marina di fantasia. I dodici “piccoli ambientalisti” vincitori, recita la pagina Facebook di Sea Life Roma, diventeranno “ambasciatori della salvaguardia delle creature marine”.
Per quanto ingegnoso possa apparire il tentativo di coniugare iniziative commerciali e impegno per l’ambiente – Nel Sea Life Roma è infatti prevista anche un’area dove in teoria animali feriti o malati verranno curati e poi rimessi in libertà (dove?) – non si può tacere il carattere sbagliato e fuorviante di iniziative come questa. Il primo concetto, il primo valore che dovrebbe essere inculcato ai bambini, a maggior ragione se si vuole farne dei “piccoli ambientalisti”, è che gli animali condividono con gli umani il diritto supremo alla libertà.
Amare le creature marine non può e non deve voler dire osservarle attraverso un vetro, prigioniere di una vasca tra un parcheggio multipiano e un centro commerciale. Il posto adatto agli squali, alle razze,ai delfini si trova sotto la superficie del mare, non sotto quella di via Cristoforo Colombo.
Ai bimbi – e prima ancora ai loro genitori – bisognerebbe far capire che non sempre il modo migliore per amare l’ambiente naturale è osservarlo da vicino. Spesso, anzi, la cosa giusta da fare se si hanno a cuore gli animali è di non vederli, di lasciare che vivano senza inopportuni e forzati incontri con l’uomo. E se proprio un bambino esprimesse il desiderio di vedere gli squali, una volta tanto papà e mamma farebbero cosa buona lasciandolo davanti al televisore con un buon documentario.